Jolly Roger 6 / 10 28/11/2024 16:33:05 » Rispondi Manicomio abbandonato, location già sfruttata in abbondanza nel cinema horror, ma comunque sempre efficace. Ed in effetti è proprio la location il punto forte del film, i lunghi corridoi tetri, le porte mezze aperte che danno su stanze buie, le carrozzine sul pavimento, le vasche rovesciate e i lavandini spaccati, le inferriate alle finestre, le piastrelle lisce di un ambiente asettico, indifferente e crudele. Un labirinto, pregno del dolore e della follia di chi era rinchiuso. Funziona sempre. C'è anche una camera con le pareti interamente tappezzate da un'opera d'arte scritta da uno dei malati di mente, in una lingua sconosciuta. Chi ha scritto la sceneggiatura ha sicuramente preso spunto dal Manicomio di Volterra, e dalla famigerata opera di art brut di Fernando Oreste Nannetti, l'internato che scrisse un'opera gigantesca in geroglifici che copre un'intera ala esterna di un padiglione del manicomio. Una visione impressionante. Ecco, peraltro il manicomio di Volterra sarebbe una location tremendamente efficace per un horror.
Comunque, tornando al film – a parte l'ambientazione inquietante e claustrofobica, e la tecnica del mockumentary – che trovo sempre adatta al cinema horror, efficacissima, il resto non funziona benissimo. Il problema principale del film è che esagera un po', sia nelle manifestazioni paranormali, sia nelle condizioni ambientali (es. il giorno che non viene mai), rendendo la situazione troppo surreale e grottesca. Si esagera appunto, e così facendo si va a bucare la sospensione dell'incredulità: con il risultato che le situazioni risultano poco spaventevoli, l'immedesimazione risulta compromessa e si arriva anche, in un paio di scena, al ridicolo involontario