Bel giallo all'italiana di Fulci, col titolo che rimanda alla trilogia degli animali di Argento, probabilmente una scelta produttiva, è un film dove il regista continua sulla strada di "L'una sull'altra" e getta le basi anche per le sue future opere come "Non si sevizia un paperino" e "Sette note in nero", il film presenta molte caratteristiche care al regista a partire dall'erotismo preponderante, con diverse scene di nudo, ma anche una forte componente lisergica, specie nella prima parte del film con le visioni della protagonista ad anticipare i macabri omicidi che poi avverranno nella realtà, sequenze tra l'altro di gran valore, basti pensare a quella iniziale con la protagonista nuda, in uno sfondo nero sospeso nel vuoto e i vari specchi, allo stesso tempo Fulci procede con una narrazione tipica del giallo all'italiana, in questo caso leggermente labirintico e che prende dei risvolti prettamente psicologici a causa della presenza dello psicoterapeuta e delle sue teorie, con svariate sedute e una forte influenza nell'indagine che nel complesso sembrano creare più confusione che altro.
Con un intreccio non sempre chiarissimo, però Fulci dona comunque delle sequenze di ottima fattura, mi viene in mente quella in clinica, colma di tensione, dove la protagonista finirà in quella stanza con i vari cani crocifissi, agghiacciante, o ancora la scena dell'omicidio stessa con quei due tizi strafatti che fanno una paura boia, è un giallo fortemente contaminato dalla poetica macabra che Fulci stava sviluppando, con un'atmosfera sospesa tra sogno e realtà, data anche la tematica psicoanalitica, non risparmiando scene cruente, con una tecnica registica di gran livello che riserva soggettive, un saltuario uso del power zoom e della panoramica a schiaffo, oltre ad una buona fotografia, tendente al pop, per contestualizzare la Swinging London del periodo e una buona colonna sonora del grande Morricone, tetra e tesa al punto giusto.