Opera interessante di Nino Oxilia, che racconta una versione alternativa del Faust con protagonista una donna, interpretata da Lyda Borelli che fa un patto col diavolo per un'eterna giovinezza al costo però di non doversi mai più innamorare, ovviamente le cose non andranno come previsto e ben presto il film si trasformerà in un intenso melodramma di stampo sentimentale, particolarmente straziante e sentito, con l'entrata in gioco di questi due fratelli che fanno la corte alla bella e giovane protagonista, prendendo una svolta particolarmente tragica.
Oltre un soggetto comunque interessante, il film presenta una messa in scena di assoluto valore, con uno stile che prende spunti ai limiti del surreale, vogliamo parlare di come è messa in scena l'entrata del diavolo? Tramite quel quadro inizialmente immobile da cui poi uscirà, dando dei toni alla vicenda particolarmente cupi che possono ricordare la corrente espressionista che verrà da lì a poco, oltre alla regia che propone delle immagini dal forte significato semantico - tipo la chiusura dei cancelli, che oltre ad avere la funzione narrativa di mostrare la protagonista che si isola dal mondo, hanno anche una valenza emotiva a sottolineare lo stato d'angoscia della stessa, nel loro essere così ingombranti e in primo piano - o ancora i momenti con la protagonista alla finestra, nella sua dimora storica e uno dei pretendenti dietro di lei in pena d'amore, momento valorizzato benissimo dalla recitazione particolarmente carica del periodo e che riesce a creare una bella atmosfera, passionale e disperata, catalizzando la componente melodrammatica.
Tutti elementi che fanno passare in secondo piano magari qualche difettuccio come può essere un'eccessiva staticità della parte centrale, comunque tranquillamente perdonabile alla luce dell'età della pellicola, in ogni caso è un bel classicone del muto italiano, triste, opprimente e registicamente validissimo.