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DIAMANTI regia di Ferzan Ozpetek

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7 / 10  28/12/2024 03:26:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nessuno può ormai sottrarsi al Cenacolo di Ozpetek, e nessuno lo tradirà. Un Fideismo assoluto, anzi meglio non conoscerlo di persona altrimenti ci si ritrova per caso a recitare in un suo film...oltretutto è tempo di bilanci e dopo 15 film ora riusciti ora meno (oscar a Magnifica presenza come Occasione Mancata n. 1) questo nostro (ormai) autorial-popolare si immerge in sé stesso mostrando fosse un prevedibile ego ma risultando comunque il gioco ehm Felliniano del racconto dell'Arte, dove il Femminile esplora a piacimento la propria interiorità guidata dall'uomo che in fondo ama le donne cfr. Le sue attrici il suo film.
Dico subito che "Diamanti" è girato splendidamente, ha due o tre colpi d'ala (il dialogo represso dell'amante francese di Luisa Ranieri, le coercitive "dimore" dove si consumano gioie e dolori (occhio che le location migliori sono tutte in un interno), la direzione di certe attrici, la Smutniak la Ranieri la Trinca, la Vukotic - il suo personaggio non ha grande risalto ma lei lo recita al meglio, non è una "sola" come quel terribile film di Placido.
Il problema, nella coralità dei personaggi è proprio lo script, che non approfondisce le storie e sembra poco intenzionato a farlo. L'episodio della Mancini sembra preso dritto dal film della Cortellesi, quello del figlio che passa tutto il giorno in casa...non puoi mettere le mani e ritirare le braccia, spiegami che gli sarà mai successo per vegetare in un letto per giorni...nel mezzo, alcuni personaggi di cui onestamente ignoro il senso, dal regista Accorsi a Luca Barbarossa (perdio!) marito da spot TV di decenni fa che chiede "cosa si mangia"?
Beh stiamo molto attenti perché i prossimi a cena di Ozpetek potremmo essere...noi.
Pertanto è un film ambizioso che però non respinge certi difetti formali, certa retorica corale di alcuni suoi film, la stessa riflessione tra Cinema e Teatro secondo me poteva essere affrontata meglio del dualismo tra due attrici una di Cinema una di teatro appunto.
O. mette in scena un melodramma di Diamanti al femminile dove però il riscatto culturale fatica a vedersi. Sono sempre madri mogli cucinano bene e lavorano meglio ma lacerate dentro per tante ragioni. Per questo il rapporto tra le due sorelle mi sembra il tema sviluppato meglio, il più autentico, lontano dal fragore Wertmulleriano di certi momenti, finalmente libero di espandere la vulnerabilità delle due donne. Bellissimo.
Sul resto avanzo invece le mie riserve.
Dipende, perché comunque stiamo parlando di un film tanto ben girato, tanto capace di raccontare un mondo che, unito per un obiettivo, distrae lo spettatore dal microcosmo individuale (che a parte il Bellocchio delle sorelle divise è il punto debole del film).
Però con Ozpetek è sempre come ritrovarsi e nondimeno, riserve a parte, con estremo piacere, tra le note di Mina e Giorgia. Più popolare di così