caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

IL GIOCATTOLO regia di Giuliano Montaldo

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
stratoZ     7½ / 10  30/12/2024 13:01:41 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

"Il giocattolo" è un altro grande film pregno di critica sociale da parte di Montaldo, che dopo le collaborazioni con Volonté ha a disposizione un altro interprete eccezionale come Nino Manfredi, qui nel ruolo di una sorta di contabile per la società di un suo amico che opera spesso ben oltre il limite della legalità e lo usa come prestanome, interessante è l'evoluzione del personaggio che nella prima parte del film è quello che definiremmo uno smidollato, uomo che non prende mai iniziativa e vive di ordini, accondiscendente con qualsiasi scelta il suo titolare faccia, anche quando rischia di andarci di mezzo lui, intimorito dalla violenza, una sorta di agnellino, che però in seguito ad un episodio considerato pericoloso decide di prendere il porto d'armi e comprare una pistola, grazie anche all'aiuto di un suo nuovo amico poliziotto conosciuto durante la riabilitazione, da qui inizia una sorta di reazione a catena con l'evoluzione caratteriale del personaggio che si fa sempre più netta, il film si sofferma molto sulla dipendenza che crea l'arma in sé come strumento di difesa ma soprattutto di potere, il timore che incute che da delle sensazioni di cui il protagonista sembra non volersi sbarazzare, una sorta di adrenalina che lo porta ad un punto di non ritorno in cui sembra non riesca a farne a meno, come fosse una droga.

Poi c'è anche la componente prettamente sociale, come è visto il protagonista dal resto del mondo, inizialmente considerato un eroe per una sorta di legittima difesa - che non era tanto legittima in realtà - nell'occasione in cui hanno ucciso il suo amico, col tempo verrà biasimato e condannato dalle stesse persone che lo avevano acclamato, e allo stesso tempo avrà alle calcagne i complici dell'uomo che ha ucciso, generando una spirale di violenza che sembra non avere mai fine, arrivando al punto di meditare una vendetta verso il suo ex datore di lavoro, atto che dimostra la sua dipendenza dalle armi e il totale cambio di mentalità avvenuto, il personaggio di inizio film non avrebbe pensato neanche per sbaglio ad una cosa del genere.

Vi è anche un approfondimento del rapporto con la moglie, donna di salute molto cagionevole, che viene trascurata continuamente a causa delle vicissitudini in cui è impegnato il marito e che porteranno ad una totale rottura dei due, mostrando un'empatia inesistente anche con lei quasi in punto di morte.

Nel complesso, una tragica rappresentazione dell'Italia, probabilmente correlata agli anni di piombo e di un mondo sempre più violento, che nonostante sembri andare avanti a livello economico e tecnologico mostra come l'istinto violento dell'uomo è sempre vivo e pronto a prendere il sopravvento, altro grande film di Montaldo con Manfredi in stato di grazia - ma non è una novità, è sempre stato un attore straordinario -