Beh, che dire, uno dei miei classici Disney preferiti, perla assoluta dell'animazione, forse il classico più maturo possibile, chiaramente, il film, nonostante abbia consumato la videocassetta da bambino, per apprezzarlo a pieno bisogna avere una certa età, probabilmente questo valore, che è uno dei punti di forza assoluti della pellicola, viene ereditato dal romanzo di Carroll, del quale però questo lavoro riesce a metterne il risalto lo spirito surreale e fortemente critico, ma anche da romanzo di formazione, alla fine "Alice in wonderland" è un'opera dalla narrazione episodica che si diverte tanto ad ironizzare contro la società occidentale, perlopiù inglese, specialmente del periodo vittoriano, tempo in cui fu scritto il romanzo, è così che la nostra protagonista, dopo una breve introduzione viene catapultata in questo mondo strambo, a metà tra sogno e allucinazione, dai toni neanche troppo fiabeschi, anzi con una componente inquietante persistente per buona parte della narrazione, incontrando una serie di personaggi emblematici e affrontando prove che la porteranno ad una crescita interiore non indifferente, il tutto mi è sembrato essere una grande metafora della formazione di una ragazzina nel contesto della società moderna, almeno al tempo, in un mondo dominato da un crescente capitalismo, basti vedere la storia delle povere ostriche, momento molto toccante e triste, mangiate dall'ingordo tricheco, che probabilmente è una metafora del signorotto altoborghese il cui consumismo sfrenato è un continuo consumo di risorse, tra l'altro in un ristorante costruito in pochi secondi dal suo assistente, in una sequenza dall'enorme suggestività visiva, con una coralità delle animazioni che lasciano a bocca aperta.
Ma il film è un continuo di scene clamorose, vogliamo parlare della scena dei fiori parlanti? Che fondamentalmente racchiude in sé tutta la critica ad un ceto abbiente con la puzza sotto il naso, egocentrico, snob e discriminante nei confronti del diverso, in una sequenza basilare quanto evocativa l'opera mostra la sua critica spietata nei confronti della borghesia del periodo, anche se l'apice si raggiunge in quella che considero la scena migliore del film, nonché una delle migliori in assoluto per quanto riguarda i classici Disney, quella del cappellaio matto e il leprotto bisestile, durante i loro infiniti festeggiamenti del non compleanno, una scena con una carica grottesca incredibile che è un'evidente percul4ta agli inglesi, alle varie ricorrenze festive sempre più proliferanti, allo sfarzo a tutti i costi, con questa tavolata enorme e un sacco di tazzine e piattini, in realtà solo per due, al loro mettere il thé ovunque, thé, marmellata, burro, fantastico quando arriva il Bianconiglio e il Cappellaio prova ad aggiustare il suo orologio con la marmellata ed il thé, quanto si saranno divertiti a fare sta scena, tra l'altro coreografata benissimo, con un ritmo micidiale, dato anche dall'estro dei personaggi, momento altissimo.
E poi c'è quella lunga sequenza finale, con la regina di cuori, che è un po' un insieme di una sorta di parodia del potere, chiari i riferimenti ai reali inglesi e alla loro estrema dedizione all'apparenza - le rose devono essere rosse, altrimenti qualche sottoposto potrebbe perdere la testa - ma c'è anche una componente di formazione, con Alice che dovrà affrontare una volta per tutte le sue paure, andando anche contro la temibile Regina - fantastico il rapporto col Re, piccolino piccolino, uno scricciolo praticamente, che non viene considerato nemmeno dai sudditi - in un momento pirotecnico con giochi e coreografie splendide, in particolare la partita a croquet in cui tutti i sudditi-carte si muovono per far vincere la regina temendo di perdere la testa.
Ma insomma, ce ne sarebbero tante altre. dalla scena col Brucaliffo, altra perla, ai momenti nella casa del coniglio in cui Alice diventa gigante, in un viaggio in cui la protagonista avrà una progressiva presa di consapevolezza, che però mi è sembrata rimanere spesso sul vago, vista la natura allucinatoria del mondo che sta attraversando, come se la società che vuole descrivere l'opera sia dominata dal nonsense al punto da risultare surreale, con alti picchi di grottesco, ovviamente in tutto questo la Disney ci mette una buona mano e realizza delle animazioni clamorose, dai colori estremamente vividi, dai tratti giocosi e allo stesso tempo inquietanti - la comparsa dello stregatto nel bel mezzo della foresta ad esempio, straordinaria - lasciando quella sensazione a metà tra l'ottimismo della nuova formazione di Alice e la consapevolezza di vivere in un mondo distante dalla logica e dal buonsenso, e poi ci sono le canzoni che la Disney si diverte a mettere nelle sue opere, qui in realtà neanche troppe, ma sono molto belline, da quelle che cantano le carte per non farsi decapitare dalla regina ai motivetti per festeggiare il non compleanno.