Grandissimo film di Sean Baker, autore che nel corso della sua finora breve carriera ha già mostrato una forte verve ironica nei confronti della società e dell'individuo, mostrando spesso un punto di vista caustico, punzecchiando qua e là l'uomo contemporaneo, forse, "Anora" è il suo film che mi è piaciuto di più, assieme a "Tangerine" che trovo un'altra perla del cinema degli ultimi anni, premiato addirittura a Cannes con la Palma d'oro, "Anora" è una splendida commedia nera, con una varietà stilistica impressionante, una tecnica strabordante al servizio di una storia di eccessi, volutamente caricaturale, che mostra un mondo popolato da personaggi estremamente superficiali, quello che nella prima parte sembra una sorta di fiaba contemporanea, con probabili riferimenti a Cenerentola, in cui questa sorta di escort sembra aver trovato improvvisamente la svolta della vita, diventando inizialmente la fidanzata in affitto di questo giovane russo, figlio di un ricchissimo oligarca e a sua volta con un'immensa disponibilità economica, finendo poi per sposarsi presi dall'euforia dopo una serata a base di droghe, alcool e divertimento a Las Vegas. In questa prima parte Baker pone le basi per la forte critica e l'emergente disillusione della seconda parte, in cui tutto l'esilarante teatrino fatto di divertimento, lusso e ostentazione, viene a contatto con una realtà ben diversa, mostrando il rovescio della medaglia dei caratteri, ovviamente l'emblema è Ivan, che fondamentalmente è un ragazzino a cui piace divertirsi, che si sposa con la stessa facilità e consapevolezza con cui beve una birra, ma incapace di prendere una posizione una volta che i genitori piombano nella sua vita a smontare questo matrimonio che fino a quel momento sembrava pure aver creato una certa complicità tra i due, facendolo addirittura fuggire di fronte alla prima difficoltà, andando a rifugiarsi tra alcool e locali notturni, mi è sembrata una forte critica, anche un po' paternalistica se vogliamo, alla gioventù contemporanea e al suo continuo fuggire dalle responsabilità, Ivan è l'eterno Peter Pan, viziato e senza personalità, incapace di contraddire una madre autoritaria perché senza il paracadute, dato dalla ricchezza dei genitori, non saprebbe più vivere, che continua a rimandare da tempo il lavoro nell'azienda del padre, ma la critica di Baker non scade mai nel retorico o nel banale, anzi è molto acuta, grazie anche ad una sceneggiatura frizzantissima, che nonostante le vette di grottesco che tocca, riesce sempre a mantenere un sentore realistico, basti vedere i sicari, lontani dagli archetipi filmici dei criminali spietati e che menano tutti, anzi sono descritti come dei dipendenti dai modi insicuri, con una famiglia anche loro alle spalle a cui devono dare conto - Toros che scappa dal battesimo per l'emergenza che si è venuta a creare - generando anche una certa ilarità nella parte centrale in cui diventa una continua ricerca al ragazzino che è scappato dalle responsabilità, perché incapace di affrontare una situazione simile.
Il finale prende delle forti note drammatiche, soprattutto grazie a quella sensazione di ritorno alla realtà, di Anora, che dopo essersi abituata agli agi e le belle premesse del matrimonio sembra avere una presa di consapevolezza negli ultimi minuti in cui rivaluta la figura di Igor, considerata per buona parte del film l'ultima ruota del carro, una sorta di reietto che la moglie di un uomo così ricco tratta come sottoposto, mostrando la futilità dello status e la sua continua mutevolezza, ovviamente anche Anora non è immune alle critiche, venendo mostrata come un'arrampicatrice sociale che sembra aver trovato la gallina dalle uova d'oro, ma forse è quella che ci fa la figura migliore in questa sarabanda di superficialità, a differenza di una madre arrogante, dispotica ed estremamente attaccata ai beni materiali e all'immagine sua e della famiglia, i valori trasmessi al figlio non potevano che essere questi e le conseguenze si sono viste, della serie "il pesce puzza dalla testa".
Molto bello tecnicamente, con una prima parte estremamente dinamica, in contrapposizione alla seconda più statica e fatta di silenzi e riflessioni, fotografia di gran livello, caratterizzata dalle luci al neon dei locali notturni, in un mare di movida e sfarzo, divertimento e frivolezza, tanti bei pianisequenza di scorsesiana memoria, in effetti il film nella prima parte mi ha ricordato un po' quella dinamicità di opere come "Casino" e "Goodfellas" - verso i quali bisogna ammettere ha qualche debituccio stilistico - con la camera stabilizzata che segue i personaggi per lunghi tratti facendo immergere lo spettatore nel contesto dei locali.