L'idea di base è carina, la realizzazione abbastanza standardizzata, è un film che si fa seguire bene, mostrando tramite la telecamera fissa in un solo punto per le varie epoche, i cambiamenti che avvengono nel corso del tempo, prendendo prevedibili risvolti esistenzialisti ma che comunque creano una discreta empatia all'interno dell'opera, semanticamente parlando la spiegazione più verosimile è che Zemeckis abbia voluto creare il punto di vista di una sorta di entità invisibile - ma prendendo un punto di vista simil teatrale, come uno spettatore messo sempre nella stessa posizione durante uno spettacolo in cui la scenografia viene continuamente modificata - messa lì a spiare l'evoluzione umana contestualizzata al passare del tempo che porta con sé inevitabili cambiamenti, è un film che rende facile la contestualizzazione dell'epoca storica nonostante un montaggio discontinuo, grazie ad elementi chiaramente riconoscibili, dal design degli interni, all'abbigliamento dei personaggi al modello di macchina che si vede sempre nello sfondo attraverso la finestra, partendo dall'epoca preistorica nell'incipit in cui ci concede anche una visione dei dinosauri e la loro estinzione, passando dai nativi e dall'epoca della dichiarazione d'indipendenza, arrivando ai giorni nostri, col focus che alla fine sarà su questa famigliola che ha abitato la casa dal dopoguerra ad una decina d'anni prima dell'uscita del film, nel frattempo la pellicola tira nel calderone le più disparate tematiche, impregnando la narrazione di amore, morte, dramma, solitudine, aspirazioni e realtà, che però nell'insieme coesistono bene nel grande puzzle della vita, scandita nei suoi episodi chiave, da un'infanzia dipinta con un sapore nostalgico, con il pivot dell'albero di natale e le decorazioni che cambiano a scandire di anno in anno, arrivando ai percorsi di crescita del periodo adolescenziale, i fisiologici cambiamenti, passando dai primi amori al matrimonio e i figli, che in un batter d'occhio partiranno per il college, la perdita del sogno a favore di una rassegnazione sulla realtà - l'episodio cardine di ciò è il personaggio di Tom Hanks che rinuncia alla pittura in favore di un lavoro d'ufficio per sostentare la famiglia - arrivando al periodo di discesa, crisi del matrimonio, perdita dei genitori, insorgenza delle malattie, arrivando ad un finale discretamente poetico ed abbastanza toccante.
Nel complesso è un film carino, più come concept che come realizzazione, con una discreta componente tecnica e un bel montaggio che alterna velocemente le varie epoche storie, passando tramite numerose linee temporali e giocando tanto con le transizioni.