Terzo capitolo della saga, probabilmente quello meno brillante, attenzione, è comunque un film demenziale validissimo, pieno di belle gag e momenti alti, sembra più modesto solo in quanto è impossibile non fare il paragone con i due precedenti capitoli in cui finivo spesso e volentieri coi crampi per le risate, in questo mi è capitato un po' di meno, ma in ogni caso non si può dire sia un film non riuscito, anzi, nonostante il cambio di regia - ma non di produzione dato che dietro alla fine c'erano sempre Abrahams e Zucker - ha mantenuto un ottimo standard, concludendo per bene le avventure del tenente Frank Drebin.
Il film già parte a bomba, con quella scena della stazione prima ancora dei titoli di testa che è tipo una doppia citazione carpiata, praticamente cita "The untouchables" di De Palma, che a sua volta voleva omaggiare "La corazzata Potemkin", con Frank e i suoi fedeli colleghi che cercheranno di salvare più passeggini possibili nel mentre dalle scale scendono il presidente degli Stati Uniti, il Papa e vari terroristi tra cui gli impiegati delle poste arrabbiati.
Dopodiché il film inizia con Frank che è andato in pensione ed è diventato un casalingo modello, dopo aver riconsegnato pistola e distintivo - ma le manette no, lui e Jane volevano tenerle per ricordo - ha imparato a fare le pulizie, cucinare bei dolcetti e via dicendo, solo che la situazione si fa brutta e ben presto i suoi vecchi colleghi torneranno a chiedergli aiuto per risolvere uno dei casi più difficili. Nel mezzo di questa avventura il film presenta tante situazioni e gag carine, poco da dire, il livello è comunque altino e riesce a strappare diverse risate, dalla scena dal terapista di coppia in cui Frank se ne esce con le sue solite battute un po' troppo oneste - "Why don't you want a child?", "Didn't I try to adopt that 18-year-old Korean girl?", ai momenti alla clinica, che Frank pensava fosse per l'ortopedia, invece era una banca del seme - "Do you have "Spartacus"?" -
Forse il film cala leggermente nella parte centrale, quella della prigione per intenderci, in cui Frank si infiltra per venire a contatto con Rocco Dillon, pericolosissimo attentatore ed esperto artificiere, anche se comunque ci sono le scene carine, come la super rissa che scoppia in mensa - molto tipica dei prison movie - dove succede di tutto e di più, tra i detenuti che giocano a twist a Frank che si mangia i piani di Rocco come fossero spaghetti, condendoli pure con il ketchup, anche se le sequenze più belle in prigione sono quelle nel mentre scavano, con la terra che inizia a spuntare ovunque, fantastiche le gag sul campo da baseball con Frank che smuove il pantalone per smaltire la terra e poco dopo si ritrova con una collina gigante.
Poi la parte finale, quella agli oscar, è altrettanto di grandissimo livello, raggiungendo l'apice nell'esibizione di Pia Zadora, ma anche nell'annuncio dell'ultimo film con Rachel Welch in cui si torna alla comicità slapstick dei primi capitoli, tra botte in testa, la parrucca strappata a Pia, capitomboli e via dicendo, oppure anche gli annunci che fa Frank una volta che si è sostituito al presentatore per prendere tempo, dichiarando che vorrebbe macellare i delfini per ridurre la fame nel mondo o scuoiare i gatti per usare le loro pellicce per non far morire di freddo la gente, il tutto unito ad una simpatica parodia dei film che avevano avuto successo agli oscar negli anni precedenti, da Geriatric Park di Spielberg, al musical sulla vita di Madre Teresa di Attenborough, evidente parodia di Gandhi, insomma questa lunga sequenza è un gran divertimento.
Bella conclusione delle avventure di Frank Drebin, a ragione, uno dei personaggi più iconici della comicità demenziale.