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IL SETTIMO CONTINENTE regia di Michael Haneke

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stratoZ     8 / 10  23/01/2025 12:31:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Gran bell'esordio di Haneke, con un film che contiene in nuce le tematiche che approfondirà coerentemente nella sua filmografia ed anticipa quello che sarà il suo stile freddo, cinico e nichilista, prendendo già di mira la famiglia borghese, senza fronzoli e con una crudezza unica, certo, ancora c'è qualche dettaglio che risulta un po' grezzo, ma probabilmente rende il tutto più spontaneo e affascinante, l'autore divide la narrazione in tre capitoli che rappresentano tre anni di vita di una famiglia benestante tedesca, la classica famigliola apparentemente senza problemi e con una vita agiata, fin da subito mostrando una stantia quotidianità in cui i gesti sembrano essere ripetuti come in loop, ma già dall'inizio la componente stilistica risulta straordinaria, tramite una grandiosa regia ed un montaggio efficacissimo nel trasmettere quel senso di distacco l'autore si limita a mostrare dettagli, andando raramente sui primi piani, non vuole catturare le emozioni dei personaggi in sé, quanto tramite il decoupage degli spazi in cui vive la famiglia, mostrare una certa apatia, tra tavole imbandite di cibo che non consumeranno mai e diversi episodi dubbi, in cui l'autore non si prende la briga di dare una spiegazione, lasciando allo spettatore una grande libertà di manovra sulle motivazioni di quanto accaduto, partendo dalla figlia che un giorno a scuola decide di fingersi cieca, probabilmente un'estrema reazione all'indifferenza dei genitori che nella loro apatia sembrano continuamente trascurarla, cercando di soddisfare il suo bisogno di attenzioni in un modo che sfonda l'etica borghese, sfociando quasi nel macabro o comunque politicamente scorretto, almeno dal loro punto di vista.

Col procedere della durata, il film mostra il progressivo disfacimento della famiglia assieme a tutti i valori che si porta dietro, in realtà questi valori sono più sotto un punto di vista materialistico, parliamo di capitale e a tal proposito, da molto fastidio allo spettatore la scena delle banconote, frutto di sforzi e sacrifici, gettate nel gabinetto, in una sequenza emblematica di quello che starà per succedere, con la famigliola, e indirettamente direi anche il regista, che detona violentemente sui beni materiali di cui è arredata la casa, dalle varie cassettiere, quadri, elettrodomestici, il lavoro di una vita, in costante ricerca del benessere, che viene fatto saltare in aria in un tempo relativamente stretto, ma è ammirevole la perizia stilistica della sequenza, che procede con un andamento costante nella sua lunghezza e ripetitività che può ricordare la prima parte del film, con però un disfacimento che è molto più rapido della costruzione, lo stesso tempo che ci vuole per un pesce per morire fuori dall'acqua - tra l'altro, scena parecchio disturbante - un'autodistruzione apparentemente immotivata, a cui nessuno sembra poter dare una spiegazione, un sogno, quello dell'Australia, che va ad infrangersi e diventa un pretesto per farla finita.

Grande esordio e primo capitolo della cosiddetta trilogia della glaciazione, termine direi adattissimo data la freddezza e il pessimismo di fondo di queste opere, Haneke svilupperà ancora meglio la sua poetica nelle opere successive, ma questo è già un punto di partenza di grande valore.