Il terzo episodio della trilogia della glaciazione probabilmente è uno dei film meno riusciti di Haneke, anche se è molto lontano dall'essere brutto e questo la dice lunga sulla qualità e la costanza del regista austriaco - remake inutili esclusi, ma a tutti noi fanno gola i quattrini -, fondamentalmente non raggiunge i livelli delle altre opere per il suo impantanarsi in tematiche che aveva già ampiamente affrontato, è diciamo un approfondimento non necessario di quanto ci aveva già mostrato con "Benny's video" e soprattutto con "Il settimo continente" continuando la sua disamina nei confronti di un'umanità vista sempre più senza speranza, riprendendo anche i due precedenti capitoli sotto il punto di vista visivo, dai toni estremamente freddi, è un film caratterizzato da un grigio metallico dominante e dalla solita regia distaccata, che come al solito non indugia sull'atto in sé, per quanto possa essere un elemento chiave, ma si limita a suggerire tramite il fuori campo e un efficace uso del sonoro, creando comunque una percezione emotiva non indifferente, qui Haneke, anticipa a livello narrativo la coralità di altri suoi film come "Storie", ma anche "Il nastro bianco" mostrando in con un sentore realistico la quotidianità di queste persone il cui destino sembra già segnato fin dai titoli di testa della pellicola, sappiamo tutti cosa succederà, ma l'autore usa l'intreccio come mezzo per mostrare la solitudine e l'alienazione dell'uomo contemporaneo, la freddezza e un'emotività che sembra ormai fuori dai radar, inghiottita dagli impegni di una vita frenetica in cui un vecchio genitore sembra di troppo, in cui un giovane soffre una certa dipendenza dai giochi per la mancanza di stimoli e vicinanza esterna, l'essere umano sembra aver tirato su le sue barriere d'isolamento e non lascia entrare più nessuno, creando profonde spaccature emotive e un'incomunicabilità che viene estremizzata finendo nella tragedia.
Di poco inferiore ai precedenti capitoli, è comunque un film valido nonostante una parte centrale in cui sembra dilungarsi eccessivamente, ma le basi per i (capo)lavori degli anni successivi erano gettate.