Il Nosferatu di Herzog è un film eccezionale, non voglio stare qui a dire se superiore o inferiore a quello di Murnau, farne un paragone sarebbe molto difficile e soprattutto effimero vista la grande differenza di contesto dal quale emergono, certo è che a suo modo, come lo è stato il film espressionista, anche la trasposizione di Herzog ha avuto un'influenza mastodontica, io trovo il merito principale di questo film sia stato quello di proporre per una delle primissime volte il vampiro come una figura empatica, operazione molto rara al tempo in cui dominavano perlopiù le pellicole della Hammer con i suoi Dracula c4zzutissimi che facevano spaventare chiunque, qui invece Herzog va in una direzione diametralmente opposta, al punto da diluire la componente horror e andare verso un percorso esistenziale, mettendo in evidenza la solitudine di una creatura costretta a vivere per secoli inumato tra il suo castello, e la sua stessa condizione, senza mai vedere la luce del giorno, al punto che la sua immortalità diventa un'agonia, è forse una delle rappresentazioni vampiresche più umane, aiutata da una performance attoriale del solito straordinario e fedelissimo Kinski, all'ennesima collaborazione con Herzog, e il suo sguardo sofferente, il suo volto inquietante non assume tanto connotati maligni, quanto è più vicino ad una visione problematica, se vogliamo fare un paragone - e forse molti penseranno la sto sparando un po' grossa -, emotivamente è un film che si avvicina più al Freak di Browning che al Nosferatu di Murnau, e va dato grosso merito per questa visione controcorrente nei confronti del genere, che poi avrà le sue influenze in altre opere sul vampirismo più recenti, come possono essere i film di Neil Jordan, fattostà che il grosso fascino della pellicola è dato da questa sensazione di vuoto interiore in cui una creatura malefica per quanto potente si ritrova dispersa nei meandri del tempo, il finale stesso sembra riproporre una certa ciclicità, con un evento inedito ma perfettamente coerente col resto della narrazione e della semantica del film.
La messa in scena, come spesso si può dire per l'autore tedesco, è straordinaria, è evidente il tocco documentaristico di Herzog anche nelle prime sequenze, dal viaggio stesso di Harker tra le montagne della transilvania, la contestualizzazione in zone di campagna in cui la mentalità sembra chiusa e le persone legate alla superstizione, qui la camera regala inquadrature ad ampio respiro, con la natura che sembra sopraffare l'uomo, la faticosa scalata di Harker lo condurrà in questo vetusto castello sul cucuzzolo della montagna in cui dimora il conte, da lì in poi aumenta costantemente la componente morbosa del film, catalizzata dalla recitazione ossessiva di Kinski - gestito benissimo il momento in cui Harker si taglia e il conte gli vuole succhiare via il sangue - e grande minaccia che arriverà nella cittadina, in questa seconda parte aumenta sensibilmente quella sensazione di morte che ad un certo punto diventa desolazione, con il paesino che già non era popolatissimo di per sé a cui verrà decimata la popolazione tanto da far pensare ad una grossa epidemia di peste, anche questa componente rispecchia la natura del vampiro, essere che portandosi dietro la morte, fa appassire qualsiasi cosa possa venire in contatto con lui.
Grandioso l'uso suggestivo e semantico della fotografia, con un forte contrasto che in certi punti può rimandare alla bicromia dell'originale, coi volti pallidissimi del conte, ma anche di Lucy, interpretata da una splendida Isabelle Adjani, e che mostra spesso il volto del conte perso in questo mare di buio, simboleggiando un po' il suo vagare nel tempo, isolato e senza una luce, come fosse in un tunnel del quale non vede la fine, generando sensazioni opprimenti e di desolazione, per il resto è comunque una splendida fotografia dai toni freddi, quasi raggelanti, e poi la menzione d'onore è per la colonna sonora dei Popol Vuh, fedeli collaboratori di Herzog e gruppo Krautrock che personalmente adoro anche al di fuori delle colonne sonore - ascoltare quel capolavoro di "Hosianna Mantra" per credere - con quei due temi fantastici, quello di stampo più cavalleresco, usato soprattutto durante il viaggio di Harker in mezzo alla natura e quello desolante, che puzza di morte fin dagli splendidi titoli di testa.