Gabe 182 8 / 10 02/02/2025 02:14:01 » Rispondi Grandissimo film, un piccolo gioiello, non voglio essere esagerato, ma per me è uno dei film italiani più belli realizzati post pandemia covid. Il film è tra quelli che incollano lo spettatore alla sedia per tutta la sua durata e già dalle prime scene, nel rappresentare una metropoli anonima estesa poco a misura umana, lascia intuire un concatenarsi di eventi drammatici che caratterizzeranno la storia seguente. Questa impressione viene accentuata dall'uso di musiche intense che accompagnano le riprese aeree che attraversano dall'alto una Milano notturna, ma ben illuminata tale da rendere visibili i più importanti monumenti come il Duomo, la viabilità stradale e ferroviaria per fermarsi in prossimità della stazione centrale ed entrando con l'obiettivo in un appartamento del centro dove si sta svolgendo una festa. In questa atmosfera che dovrebbe essere giocosa, si rivela l'inespressa drammaticità del quotidiano. Ma ben presto altri elementi portano inquietudine alla vicenda sempre caratterizzata dall'oscurità della metropoli: l'uso dello stretto dialetto calabrese nei dialoghi familiari, l'approccio con la malavita cinese priva di scrupoli che si fa largo nella multietnica economia criminale milanese, nonché l'assenza di sincerità nei rapporti interpersonali, dalle amicizie alle parentele. Ma le scene drammatiche che seguiranno susciteranno nello spettatore sentimenti di pietà e dolore per le vittime della vicenda. Inquadrature, movimenti di macchina, montaggio, tutto rasenta la perfezione. Asciutto ed essenziale, bada alla sostanza, nemmeno prova a scimmiottare improbabili azioni spettacolari. Favino è come sempre pazzesco nel restituire al suo antieroe una personalità complessa e stratificata. Tormentato ed esitante, agisce sospeso tra i principi morali, di cui va fiero, e le sue fragilità. A fargli da perfetto contraltare è la moglie Viviana, interpretata da una strepitosa Linda Caridi, esuberante e volitiva, apparentemente ingenua ma di fatto l'ispiratrice delle scelte più difficili del marito. Oltre a Favino e alla Caridi, l'intero cast è perfetto e amalgamato, difficile non citare Francesco Di Leva, che interpreta il collega di pattuglia, e Antonio Gerardi, il cugino calabrese trafficone, già famoso nel ruolo del sardo nella serie di Romanzo Criminale. Andrea Di Stefano firma un poliziesco riuscito e coinvolgente, di stampo direi internazionale, ogni segmento narrativo, acquista profondità e spessore, una fotografia che vola alto, i primi piani dei personaggi che si imprimono con potenza, un cast che è un' amalgama perfetta di espressioni che rivelano lo stato d'animo tormentato, la consapevolezza che niente sarà più come prima.