Mediocre commedia di Verdone che boh, francamente mi è sembrata abbastanza senza meta, racconta la storia di questo tizio coatto che dopo che si è svegliato dal coma sembra aver avuto una sorta di redenzione e si arruola nella croce rossa, dove una volta partito in missione in medio oriente viene catturato dai terroristi che lo condannano a morte, da qui parte tutto il racconto della sua storia che vorrebbe far ridere col paradosso di quello rapito o in pericolo di vita di cui tutti parlano bene, invece nel caso di Armando avviene tutto il contrario, sta sulle palle a tutti e vengono raccontate le sue imprese in flashback, magari fa leggermente più ridere la prima parte in cui c'è lui che fa il coatto con le donne che incrocia per strada dicendogli frasi rozze per abbordarle, mostrando tutta la sua superficialità e il poco rispetto verso il prossimo, arrivando però ad una seconda parte in cui cala notevolmente di ritmo e verve, per intenderci tutta la fase in cui fugge con la moglie cieca di suo fratello diventa scialbissima, raggiungendo momenti poco riusciti, come può essere la finta gita a Pisa, che diventa patetica, con lui che vuole approfittare della cecità di lei facendole credere che si trova di fronte la torre di Pisa quando è in un posto deserto, imitando vocine sceme a cui non crederebbe nessuno, una comicità buttata lì che si dilunga anche eccessivamente.
Poi sparsa nel film c'è qualche battuta carina, ma diventa sempre più una rarità col passare del minutaggio, forse la sequenza che mi ha divertito di più è quella con la figlia in cui va al fan club di Elvis sostenendo di esserne il figlio naturale, ecco lì qualche risata l'ha strappata, forse per quanto le sparava grosse e per le facce indignate delle persone ad ascoltare, per il resto, uno dei più dimenticabili di Verdone - che comunque al tempo era in fase calante -