williamdollace 8½ / 10 08/02/2025 17:24:13 » Rispondi Il Divo in Più: Paolo Sorrentino. La Composizione cinematografica è sparata a mille in cortili scenici e l'Occhio-Spettatore è un circuito Aperto/Chiuso interrotto da slang di Aspirine Visive. Il DivoVisione è assemblaggio lirico delle immagini e degli Immaginari alimentato dal surrealismo masticato dalla manipolazione pop del Tempo. I testi si muovono sullo schermo come scardinatori post-it kubrickiani [bi/tridimensionalità Greenawayane/Kellyane: Le Valigie di Tulse Luper/Southland Tales]. Paolo Sorrentino taglia, devia e incolla lo Spazio e, da statista del cinematografo quale è, frammenta e moltiplica le angolature oblique della Penombra del Potere. Ed è in questa Penombra Open Space di passi come sassi e di manifesta matrice espressionista che si spostano, generano e autoalimentano Figure-Nosferatu in MurnauCunicoli. Il suono e l'immagine [Immagine dalle sembianze dell'Idolo-Icona] si dislocano in avant-binari sfalsati e pronti a deragliare [diversificati magistralmente come iridi gialle e azzurre: due orbite nello stesso immobile cranio felino]. La scomposizione decostruttivista del linguaggio cinematografico è perennemente urlata e mai modulata. Il silenzio stesso, è un eco squarciante di Super-Io da emicrania e bollicine. Il party, un'orgia di movimento. Il podio religioso, un palco echeggiante e risuonante. Il tempio della giustizia, un bunker di flash. Il nido famigliare, un'alcova inarrivabile. L'amicizia, una confessione sussurrata dal paravento della fede. Lo schermo finale, magma Rosso-Sangue. Il Divo, Assoluto.