Mauro@Lanari 5 / 10 20/02/2025 03:19:42 » Rispondi Non ho ancora metabolizzato per quale ragione nell'81 Landis abbia rappresentato con un lupo mannaro il cambiamento pulsionale e ormonale d'un tardoadolescente: qualcuno ricorda il film come metafora d'un racconto di formazione o solo come cult horror sulla licantropia? L'incipit del secondo lungometraggio di Cailley è avvincente e intrigante, poi col trascorrere dei minuti sorgono i sospetti: non sarà mica che? Ebbene sì. 42 anni dopo, la metafora è inclusivamente estesa, con l'improvvida benedizione di Cannes, a ogni essere umano: accettatevi e fatevi accettare per ciò che siete, non fatevi discriminare qualunque sia la vostra indole o natura. I peggiori criminali della storia plaudono scrosciantemente. Kafka, Cronenberg, X-Men? No: "Monsters" (Edwards 2010) riadattato in chiave fantasy (la saga di "Fantastic Beasts"). Quanto all'"Émile" di Rousseau, preferisco "L'enfant sauvage" (Truffaut '70): a ciascuno il suo.