Mauro@Lanari 5½ / 10 22/02/2025 20:04:20 » Rispondi Placido ci parla dei dèmoni di Pirandello, però ce li dice in monologhi con sguardo in macchina emulando la tecnica adottata dallo stesso drammaturgo, e li fa esprimere ad attori che urlano e sono truccati come se li dovessimo sentire e vedere dalla piccionaia del loggione, in un overacting teatrale che stride col mezzo cinematografico e con la presunta visionarietà del titolo. Il rapporto tra scrittura e biografia, il primato della vita nell'arte vorrebbero collocarsi al centro del film, invece anch'in questo caso più ch'essere mostrati si trovano nel discorso tenuto a un banchetto presso il Municipio di Stoccolma dopo il ricevimento del Nobel (durante la cerimonia di premiazione, Pirandello si limitò a un inchino di circostanza). Il regista pugliese vorrebbe visceralmente specchiarsi nei tormenti dell'autore di Girgenti, soprattutto nella caducità fisica, ma se la relazione con Marta Abba rimase platonica, dal 2012 lui 78enne è sposato con l'attrice che la interpreta sullo schermo, Federica Vincenti, e insieme hanno avuto un figlio. Poi nel film è inserita questa frase rivolt'al primogenito Stefano: "Non sono stato un buon padre, vero? ... Tu però mi devi promettere...di scrivere. Dobbiamo scrivere per vendicarci di essere nati". "Io son figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà": impresa riuscita meglio ai Taviani dell'84, mentre qui prevale, forse con scarsa consapevolezza, "Se solo si potesse prevedere tutto il male che può nascere dal bene che crediamo di fare".