caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

UN MATRIMONIO regia di Robert Altman

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
stratoZ     7½ / 10  05/03/2025 14:17:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Gran bel film di Altman che chiude un filotto incredibile nel corso degli anni settanta, "A wedding" è un'ennesima dimostrazione della grande abilità del regista nell'orchestrare prove corali con immensa efficacia, un acume fuori dal comune e parecchio cinismo, ora diciamocela tutta, il soggetto del film non è assolutamente nulla di nuovo, da decenni addietro autoroni come Renoir e Bunuel hanno realizzato opere tematicamente simili, con questa corrosiva critica alla borghesia, mettendo in mostra le ipocrisia in maniera anche parecchio sopra le righe, Altman decide di farne una versione tutta sua, risultando comunque efficace, fin dalle prime battute si nota il suo tocco, con la cerimonia matrimoniale celebrata in chiesa durante i titoli di testa e la sua tipica tendenza di dissacrare questi momenti solenni, come era avvenuto per il funerale in "Brewster McCloud", qui tocca al matrimonio, è così che tramite piccoli dettagli mostra l'insoddisfazione degli ospiti, la noia che prende il sopravvento tra qualche faccia sbadigliante e il prete svogliatissimo che non si ricorda nemmeno i nomi, un po' un modo suo per mostrare l'eccessiva convenzionalità dell'evento che sembra non coinvolgere nessuno emotivamente.

Allo stesso tempo, nei minuti del matrimonio, alterna con una scena di morte, quella della nonna, momento cardine del film che darà vita ad una serie di siparietti e decisioni emblematiche per descrivere la natura dei personaggi, fin dalla prima a scoprire il tragico evento, che pensa subito dopo alla torta nuziale, facendo passare in secondo piano la morte ai vari personaggi che lo scopriranno progressivamente, tendendo ad insabbiare l'evento pur di poter celebrare un avvenimento programmato da tempo in cui hanno investito molto, specialmente per fare una bella figura col resto degli invitati, la narrazione prende subito la sua natura corale, mostrando svariate situazioni con i dovuti retroscena, è un intersecarsi di momenti imbarazzanti e altarini che vengono scoperti, come l'episodio di Buffy, sorella della sposa muta, probabilmente incinta dello sposo, prendendo una grossa piega grottesca con le rivelazioni che ne seguono, ma si passa da tutto, dai problemi di dipendenze di alcool e droga a grossi pregiudizi classisti - quanto è bella la scena quando un'invitata ha questa sorta di lapsus freudiano e chiama l'italiano Corelli, "Corleone"? Citazione acutissima che palesa tutto il pregiudizio nei confronti delle sue origini, dialogo meraviglioso - avanzando tra sbottate e malintesi, fino all'arrivo del fratello di Luigi, che potrà fare pace con lui grazie alla morte della matriarca che gli aveva imposto di non vederlo più per le origini umili della famiglia.

Altman realizza un film che ne ha per tutti, dalla famiglia altoborghese con le sue ipocrisie e la sua puzza sotto il naso a quella arricchita, di umili origini e che ha fatto il balzo sociale, con un cast di grandissimo valore tra cui i due italiani Gassmann e Proietti che offrono una grande prova e dei bei siparietti di complicità tra loro, con la sua solita regia a briglie sciolte e il montaggio che lascia pochi attimi di tregua, ennesimo grande film dell'autore americano.