Discreta commedia sentimentale, ad oggi anche diventata di culto, che grazie anche al suo successo è diventata un franchise, devo dire, questo primo capitolo non è niente male, o quantomeno si distacca un pochino dagli archetipi del genere, risultando fresco e con una buona narrazione, che colpisce soprattutto per la caratterizzazione di Bridget e il contesto in cui opera, fatto di pressioni sociali sulla sua vita sentimentale per il fatto che ancora a 32 anni non ha una relazione stabile, lo si vede nel rapporto coi genitori, che provano a combinargli degli incontri, fin dalla prima sequenza in cui conosce Mark col suo imbarazzante maglione di natale, si vede dalla sequenza della cena con tutte le coppiette in cui le fanno domande invadenti sulla sua situazione sentimentale, e si vede dalle varie sequenze in cui Bridget prova un forte imbarazzo, come la presentazione del libro in cui fa una gaffe dietro l'altra, questa componente molto umana, che comunque sviluppa anche una discreta comicità, è l'arma vincente del film, in fondo crea una forte empatia nello spettatore a cui in un modo o nell'altro sarà capitato qualche volta di sentirsi goffo e fuori posto come a Bridget.
Il resto invece risulta abbastanza convenzionale, ma comunque gradevole, con questa sorta di triangolo amoroso che si viene a creare tra questi personaggi super british, non poteva essere altrimenti con Colin Firth e Hugh Grant, fra promesse, tradimenti, ripensamenti, relazioni tenute nascoste e via dicendo, causando spesso situazioni imbarazzanti e detonando in scene discretamente comiche, come può essere quella ormai di culto della rissa fra i due tra le strade di Londra spaccando tutte le vetrine del ristorante, per attriti passati, ovviamente riservandoci il perfetto finale al miele, che era prevedibile, ma non stucca eccessivamente.
Non credo ci sia nemmeno bisogno di specificare che questo è il migliore della saga, gradevolissimo.