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IL VIOLINISTA SUL TETTO regia di Norman Jewison

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stratoZ     7½ / 10  11/03/2025 15:23:59 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Piccola premessa: sono rimasto sconvolto quando ho scoperto che all'epoca delle riprese, quindi intorno al 70', Topol, ovvero il protagonista, aveva 35 anni, classe 1935, cioé vi rendete conto? 35 anni, in questo film ne dimostra 467, forse solo Orson Welles è riuscito a portare i suoi anni in maniera peggiore, ma vabbè, di certo la barbona che porta non aiuta, comunque veniamo al film.

"Fiddler on the roof" è un bel film che mostra il microcosmo di una comunità ebraica agli inizi del novecento, quando ci furono i prodromi della grande persecuzione ebrea, ambientato in un villaggio rurale dell'Ucraina, è un film la cui macrotematica diventa la tradizione e il suo contrasto con il passare dei tempi, enunciato particolarmente dalle vicende della famiglia di Tevye, uomo con cinque figlie e molto legato alle tradizioni ebraiche, sposato con una moglie che ha conosciuto il giorno del loro matrimonio, dato che era stato concordato dai genitori dei due e che vede progressivamente le loro figlie impegnarsi, la maggiore dopo essere stata promessa sposa ad un vecchio macellaio implorerà il padre di non costringerla a sposarlo, perché innamorata di un altro uomo, quando il padre acconsentirà vi sarà come una reazione a catena nelle altre figlie, con altre due che riusciranno a prendere la propria strada, una nonostante il benestare dei genitori, con cui avrà dei forti contrasti per via della differente religione del marito e l'altra che ha deciso a prescindere, mostrando questo suo nuovo marito impegnato a livello sociale nella rivoluzione, tanto che verrà mandato in carcere in Siberia, queste situazioni si fanno metafora del cambiamento dei tempi, vi è una sensazione dolceamare, un certo contrasto tra quella malinconia del disgregamento della tradizione, ma allo stesso tempo un forte sentore di libertà con una modernità che fa come un liberatutti e fa finalmente scegliere i figli con la propria testa, lo stesso concetto dell'amore viene progressivamente assorbito da Tevye, che chiede alla moglie dopo decenni di matrimonio se lo ama, con grossa sorpresa di lei dato che fino a quel momento è stato un fattore mai preso in considerazione.

E poi c'è l'amara contestualizzazione storica, quella delle prime persecuzioni, con la polizia locale costretta a fare delle sommosse contro il popolo ebraico del paese, mostrando un po' la figura di questo poliziotto amico di Tevye con le mani legate, costretto da ordini dall'alto a rovinare la festa di matrimonio alla figlia mettendo tutto a soqquadro, fino all'esilio finale che lascia una sensazione di amarezza, mischiata alla speranza e alla voglia di ricominciare in un nuovo posto.

Molto carino stilisticamente, con un ottimo ritmo nonostante le tre ore piene di durata, presenta tanto umorismo, anche abbastanza leggiadro, in situazione simpatiche e lo stesso protagonista sopra le righe, un uomo dai modi balordi ma in fondo bonaccione e dal cuore tenero, simpatiche le tante sequenze musicali, perlopiù nella prima parte in cui c'è tendenzialmente un mood più allegro rispetto alla seconda e si segnala anche la bella sequenza del finto sogno, con Tevye che narra dei parenti morti che sono venuti in sogno a consigliargli per il matrimonio della figlia, il tutto per non fare inc4zzare la moglie, il tutto musicato.

Bel film dall'ambientazione rurale, che mostra la comunità ebraica nel fondo delle sue tradizioni, il titolo stesso sottolinea la precarietà della loro condizione all'interno del mondo, che li vede senza una fissa dimora e spesso osteggiati.