"The king of Staten Island" è un convenzionalissimo coming of age che ha due difetti in particolare, il primo è appunto la poca originalità nel trattare il tema, che sulla base sarebbe interessante, di questo ragazzo che non riesce e non vuole crescere, con traumi pregressi in seguito alla morte del padre, partendo con un buono spunto ma andandosi a perdere in mezzo a quei rapporti un po' stereotipati fatti di inizi difficili e un progressivo avvicinamento ad una figura avvertita come ostile come può essere il nuovo compagno della madre, nutrendo un certo risentimento verso di essa, un fenomeno che ho visto fin troppe volte in film simili e qui non accade assolutamente nulla di diverso. L'altro aspetto negativo è la durata, perché le quasi due ore e venti sono francamente troppe e tendono a stagnare, soprattutto alla luce della ciclicità degli avvenimenti, se in un primo frangente è interessante vedere il protagonista alle prese con i rapporti interpersonali, come può essere quello con la ragazza con cui va a letto che vorrebbe una relazione seria ma lui continua a fuggire continuamente dalla responsabilità, dopo un po' sembra di assistere sempre alle stesse situazioni, i classici alti e bassi emotivi di questo tipo di pellicole che trattano la difficile vita di un ragazzo senza apparenti ambizioni e riluttante alla crescita, ovviamente la comparsa di questo compagno della madre sarà una cassetta scatenante per avviare la difficile crescita come rimasta bloccata da tempo nei meandri delle cannette con gli amici, videogiochi e relazioni occasionali, indirettamente buttandolo anche fuori di casa con tutti i vari attriti che ne derivano.
Da qui inizierà il percorso di cambiamento del protagonista, seguendo le varie fasi, dal rifiuto, alla rabbia, con anche qualche colluttazione col nuovo compagno della madre, fino all'accettazione in cuI i due si verranno incontro, una presa di responsabilità che si vede pure nel rapporto con i due figli piccoli di lui e nel cambiamento di approccio con la ragazza che frequenta, il tutto però sa di fin troppo prevedibile fin dalle prime battute.
Con uno stile a metà tra la commedia e il dramma, ha qualche scenetta carina, specie nei momenti in cui il protagonista continua a sfuggire alle sue responsabilità, come quando dice alla madre e al compagno di non essere adatto ad accompagnare i bambini a scuola perché è un tossico, il tutto perché gli scocciava farlo, o anche la famosa scena del tatuaggio - la seconda cosa peggiore che si possa fare ad un bambino nel bosco, lol -
Una sfoltitura avrebbe sicuramente aiutato, ma anche cercare qualche idea meno convenzionale.