Simpatica commedia che mostra un punto di vista tutto femminile sull'amore con queste tre protagoniste alla ricerca dell'anima gemella, abbagliate dallo status e dal denaro, tre indossatrici di moda che convivono a New York che devono fare i conti col carovita e sognano di sposare un milionario, come dice il titolo, cast a suo modo stellare con una giovane ma già celebre Marilyn Monroe - era l'anno di "Gentlemens prefer blondes" citato anche esplicitamente nel film in una battuta della stessa Marilyn - nel ruolo della donna più ingenua, con poca esperienza e sognatrice - la sua tontaggine è spesso usata per creare ilarità ma funziona fino ad un certo punto -, che da la sensazione di farsi trascinare un po' da una Lauren Bacall ben più esperta e furba, fissata col denaro e che ambisce a sposare un attempato petroliere ed evitare la corte di un affascinante giovane apparentemente povero, che tuttavia riserverà delle sorprese.
Il film procede perlopiù come una commedia degli equivoci, dopo un inizio che caratterizza bene le protagoniste, portandole a questa festa dove conosceranno facoltosi uomini d'affari, frammenta la narrazione con le avventure in parallelo di tutte e tre, da quella di Betty Grable e il grande malinteso riguardante la vacanza in cui i due vanno, interpretata da lei come un grande convegno pieno di divertimento, che si rivela essere una gita in montagna nello chalet sperduto, che tuttavia riserverà la sorpresa di incontrare il vero amore, ma anche quello di Marilyn e il futuro marito che per un malinteso sbaglia aereo e incontra un altro uomo che le ruberà il cuore, arrivando all'ostinatezza del personaggio della Bacall di assicurarsi un futuro pieno di quattrini con un uomo molto più anziano ma ricco, sottraendosi continuamente alla avances di un uomo che trova attraente ma pensa sia povero.
Il film presenta una comicità leggiadra, diventando un po' blanda in una parte centrale tutt'altro che memorabile, mostrando in parte di non essere invecchiato benissimo, fatta eccezione per qualche dialogo molto acuto - il riferimento della Bacall a quanto trova attraente "quel tardone di Bogart" che ai tempi era suo marito nella vita reale - e riprendendosi un po' sul finale in cui vi è qualche ribaltamento, anche se tutt'altro che imprevedibile ma comunque che riesce a dare un po' di brio alla pellicola.
Eccellente tecnicamente, con uno splendente technicolor che enfatizza gli splendidi abiti indossati dalle protagonista e delle belle ambientazioni, tra la caotica New York degli anni 50's e le innevate scenografia della baita, non straordinaria, ma è una commedia simpatica.