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AMERICA OGGI regia di Robert Altman

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stratoZ     8½ / 10  27/03/2025 13:01:06 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

"Short Cuts" è una mastodontica operazione di Altman che diventa l'exploit definitivo del suo stile corale, cinico e disilluso che tramite ben nove storie compone un mosaico che descrive l'America - ma è un concetto abbastanza espandibile alla società occidentale - contemporanea, stilisticamente ed anche a livello di ambizione può sembrare un aggiornamento agli anni novanta di quello che era stato "Nashville" due decenni prima, ma in realtà cambia il contesto, cambia la visione dell'autore, qui forse ancora più distaccato ed è cambiata l'America, se nel film del 75' eravamo all'indomani dell'apice di quella che è stata la controcultura con annesse presenze ingombranti del Vietnam e del Watergate, in questa opera Altman si dedica a descrivere una quotidianità ben più stabile dell'americano, un viaggio poco dopo il tramonto del decennio neoliberista, descrivendo delle realtà più intime e con un maggiore coinvolgimento psicologico, ne viene fuori un ritratto decadente, amaro e col solito velo di ironia che il regista riserva allo spettatore, con una capacità narrativa incredibile, capace di gestire le nove storie tramite un montaggio ineccepibile, riuscendo a dare ad ognuna il giusto spazio, con la camera che vaga in questi spazi piccoli e riprende momenti emblematici della vita dei soggetti, rispecchiando in maniera chiara e diretta una società caratterizzata da un forte egoismo, come si può vedere nei pescatori, che trovano il cadavere di una giovane donna nel fiume dove stanno pescando ma non si prendono nemmeno la briga di denunciare subito l'accaduto, quanto continuano col loro amato hobby, ma si vede pure nell'episodio riguardante i due coniugi che perdono il figlio che è stato investito dalla barista, con la comparsa del nonno in ospedale, dopo essere stato totalmente assente dalla vita del figlio e del nipote, tanto da sapere a malapena il nome, in una patetica scenetta in cui cerca di spiegare le sue motivazioni dopo anni d'assenza - grande interpretazione di un attempatissimo Jack Lemmon -, una società puerile che non riesce ad accettare la fine di una relazione, basti guardare l'episodio di Frances McDormand con l'ex marito pieno di risentimento che avendo ancora accesso alla casa andrà a distruggere ogni bene materiale, tagliando divani con la motosega e tagliuzzando i vestiti della donna, gesti che potrebbero nascondere un'estrema ribellione al capitalismo estremo vissuto durante quegli anni, una società ipocrita e adultera, con mariti e mogli saturi del rapporto matrimoniale e alla costante ricerca di uno svago esterno, incapaci di reggere ulteriormente la vita familiare, terribile l'episodio con Tim Robbins, qui più infame che mai, stanco anche del cane che lo porta via ai figli e lo abbandona per strada, o ancora più viscido è l'episodio con Downey Jr. e Chris Penn, basato su una certa morbosità e attaccamento al sesso tra voyeurismo, adulterio e una repressione che sfocia nella violenza, è una realtà ormai marcia in cui i personaggi più positivi sono quelli che subiscono passivamente gli eventi e ne fanno le spese sulla loro pelle, dalla violinista, con un'accentuata sensibilità e una madre dispotica ed egoista - come si vede nell'annuncio della morte del figlioletto dei vicini, reagendo con la stessa empatia di quando le dicono che è finito il latte a casa - arrivando al personaggio di Tom Waits e i suoi problemi di alcolismo e un rapporto controverso con la compagna, stanco di una quotidianità stagnante e senza ambizioni, ai poveri coniugi che hanno perso il figlioletto vittime di un malinteso col pasticcere pedante nei loro confronti per un'ordinazione mai riscattata.

Il tutto in mezzo a quei due eventi chiave che racchiudono la narrazione, l'inizio con gli elicotteri che spargono insetticida durante la notte e il terremoto finale, come ad accomunare le vicende di tutti i personaggi, scuotere le vite di qualcuno e far andare avanti quelle degli altri, una sceneggiatura calibrata splendidamente capace di alimentare continuamente la curiosità dello spettatore e descrivere meticolosamente i caratteri in pochi ed emblematici episodi di vita, il merito maggiore di Altman è quello di riuscire a trattare le più disparate tematiche, passando anche da intensissimi drammi, senza la minima retorica, restando distaccato, lasciando il giudizio allo spettatore, evitando ogni tipo di demagogia e paternalismo, la camera diventa come un elemento esterno che si limita a documentare gli avvenimenti, il tutto essendo accompagnata da una splendida colonna sonora jazzata che come una cavalcata ci trasporta in quest'avventura nel cuore dell'America contemporanea.