Uno dei miei Altman preferiti, personalmente lo trovo geniale a livello di concept, ovvero, quello di unire questa storia tra il noir e il crime con il contesto hollywoodiano ricorrendo spesso e volentieri alla metacinematografia, con una critica sottile ma evidente del regista all'ambiente, l'inizio è col botto, con quel lungo pianosequenza durante i titoli di testa che cambia continuamente i soggetti ripresi, ambientato davanti agli studios che riprende persone dell'ambiente che chiacchierano, spesso di cinema, con la citazione a "Touch of Evil" di Welles che si fa esplicita anche nel dialogo col tizio che ne parla, riprendendolo anche dopo mentre parla ancora di "Rope" di Hitchcock mentre il pianosequenza continua, scena magistrale, ma questo spirito pervade tutto il film, lo si vede in tante altre situazioni, una volta contestualizzato l'ambiente di questa casa di produzione, tra proposte assurde, come il sequel di "The graduate", o il tentato remake di "Ladri di biciclette", e altre pellicole di culto per sfruttare la scia del loro successo con cui Altman vuole un po' ironizzare su questa tendenza delle case di produzione - vedessi oggi caro Robert -
Ma c'è tanto altro, dalla tematica della competitività in ambito lavorativo, con questo nuovo produttore passato dalla Sony all'azienda del protagonista con cui si instaura una sorta di rivalità che lo porta in crisi esistenziale, alla dura vita del produttore che riceve continuamente proposte e soggetti da sviluppare ma è costretto a sceglierne un numero molto limitato, cosa che lo porterà a snobbare le persone, e da qui si ricollega alla trama principale, quella dell'incontro con questo scrittore pieno di risentimento che si mostrerà aggressivo nei confronti del protagonista e che dopo una colluttazione rimarrà ucciso, a questo punto il film si sviluppa come un vero e proprio noir, tra un sottile senso di colpa e una grande tensione nell'essere scoperto, col protagonista che vede il cerchio stringersi attorno a lui, ma vi è anche spazio per la femme fatale, che non sarebbe nient'altro che la compagna dello scrittore ucciso, con cui presto il protagonista intraprende una relazione passionale e con cui fatica a confessare la verità sull'uccisione, intorbidendo l'intreccio, fino ad un punto di svolta dato dal caso e da un'estrema fortuna che rimette tutte le cose a posto, il finale è l'ennesima perla di un film straordinario, mostrando tutta l'ipocrisia dei produttori e le belle promesse mandate all'aria in nome di un film più vendibile e ammiccante per il pubblico e ancora risolvendo la questione finale delle lettere di ricatto con una trovata geniale di pura metacinematografia, mettendo la ciliegina sulla torta ad una sceneggiatura che ho trovato strepitosa.
Ma Altman gestisce il tutto meravigliosamente, la messa in scena è di altissimo livello incedendo piano piano, dilatando i tempi, gestendo bene le citazioni - meravigliosa quella a "Sunset Boulevard" in cui vi era sempre lo scrittore trovato morto e che qui viene riproposta nei ricatti al protagonista dopo l'omicidio - creando un noir di stampo postmoderno, dal linguaggio freschissimo con tante sequenze di immenso valore, basti guardare la prima telefonata tra il protagonista e la fidanzata dello scrittore, in cui vi è una forte componente voyeurista o la pulsante tensione di due quando sono al resort isolato, trasmettendo un mood da hard boiled, e in fondo questa potrebbe essere l'ennesima rivisitazione ai generi che un grande autore come Altman ci ha regalato spesso e volentieri nella sua prolifica carriera, film della rinascita? Si e no, sicuramente ha alzato parecchio il livello dopo diversi anni blandi per i suoi standard.