Buon film dei Dardenne, forse uno dei loro più cupi, con uno stile lievemente meno grezzo rispetto all'immediato passato, un uso meno preponderante della camera a mano e dei movimenti apparentemente più stabili, tuttavia a livello tematico il film non casca tanto lontano dalle loro storie intrise di socioantropologia, qui descrivendo un angolino di (dis)umanità crudele e disperato, è la storia di questa immigrata albanese in Belgio che ha sposato questo tossicodipendente con il solo scopo di ottenere la cittadinanza per iniziare una nuova vita da cittadina belga, programmando in un futuro prossimo di fare in modo che l'uomo muoia di overdose per potersi sposare con un altro, di cittadinanza russa, in cambio di una cospicua somma di denaro, a queste vicissitudini si aggiungono quelle del fidanzato di Lorna e del tassista che gestisce tutti questi affari, ovviamente le cose non andranno come previsto e Lorna inizierà a provare dei veri sentimenti per il marito, che nel frattempo sembra voler guarire dalla tossicodipendenza, rischiando di mandare in fumo tutto il piano.
Il film presenta la solita grande impronta realista dei Dardenne, col loro stile scarno, dei tempi dilatati che danno allo spettatore il tempo di riflettere sull'accaduto e sulla disumanità della vicenda, mostrando un mondo in cui anche i sentimenti vengono mercificati, ma non soltanto, anche la vita stessa dell'individuo, una lotta tra reietti in cui il più debole è destinato a soccombere, dei personaggi la cui coscienza è stata azzerata incapaci ormai di provare un minimo di empatia ma solo pensare al tornaconto personale, notevole è la trasformazione di Lorna, il suo pentimento dopo essere entrata in un meccanismo tanto crudele e la voglia di ricominciare pur rischiando la sua vita, un'umanità che emerge in mezzo alla disperazione del contesto ma che costerà tutto alla protagonista.
Amaro e disperato, impattante e sentito, altro buon film dei fratelli Dardenne.