Il nuovo film di Oz Perkins è un simpatico horror con una consistente ironia che accompagna tutta la vicenda, dai tratti postmoderni e una buona dose di gore che tuttavia fa più ridere di gusto che spaventare o impressionare, personalmente lo ritengo un film scritto abbastanza male, con svariati difetti proprio sul punto di vista narrativo - parliamoci chiaro, il movente del fratello è molto buttato lì, sterminando mezza città per via di un sospetto in realtà mai confermato - che tuttavia passano in secondo piano data la natura del film, e in fin dei conti devo ammettere che mi sono divertito, anche parecchio.
Perkins parte col botto, con quella scena iniziale in cui un tizio prova a vendere la scimmia in questo negozio e il successivo sbudellamento, niente male, con questo arpione che porta in giro per il negozio l'intestino del proprietario, continuando mostrando il controverso rapporto tra questi due fratelli, mai davvero legati e il risentimento reciproco che provano, ma in realtà tutta questa linea narrativa sembra non essere altro che il pretesto per divertirsi a mostrare un bel po' di scene con un gore molto sopra le righe, palesemente esagerato, con uno stile che può ricordare quello del Peter Jackson di "Bad taste" o "Splatters", tra corpi che esplodono - l'omicidio della ragazza in piscina con la scarica elettrica che arriva nel momento in cui si tuffa - e episodi tragicomici, tipo la morte dello zio, travolto da una mandria di cavalli mentre dormiva nel sacco a pelo o quello della zia che prende fuoco e finisce con un cartello conficcato in testa, il tutto nel complesso risulta molto divertente, con un ritmo alto e una serie di scene del genere che strappano tante risate, ricordando in qualche momento la saga di "Final destination" ma prendendosi meno sul serio, con anche qualche citazione sparsa qua e la - mi è sembrato di intravedere un omaggio al sogno di "Rosemary's baby", quando Hal ha gli incubi riguardanti la scimmia - e il sorriso malefico della scimmia che è parecchio creepy.