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FULCI TALKS - CONVERSAZIONE UNCUT CON LUCIO FULCI regia di Antonietta De Lillo

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Evarg Nori     7 / 10  28/04/2025 12:55:14 » Rispondi
Assieme al precedente "Fulci for fake",un altro ritratto del regista nostrano "anarchico" per eccellenza,fornito stavolta dal regista stesso.Recuperando una loro intervista di inizio anni'90 la regista e il critico Marcello Garofalo(perennemente fuori campo)lasciano che Fulci racconti se stesso tra aneddoti,considerazioni e riflessioni sul cinema,l'Italia,la vita e naturalmente la morte.Narratore schietto e inarrestabile,fiero ma mai arrogante,colto e sempre sottilmente ironico(le considerazioni sul "rivale" Dario Argento),Fulci calamita ovviamente l'attenzione dall'inizio alla fine,ripercorrendo le tappe decisive della sua vita(interessante l'osservazione sui genitori e i numerosi lutti a cui assistette nell'infanzia)e la sua carriera(dagli inizi con Steno ai problemi con Totò ai film con Ciccio e Franco alla svolta coi gialli e successivamente con l'horror da "Zombi 2" fino a "Un gatto nel cervello").Discontinuo e incoerente per sua stessa ammissione,desolato di non aver mai potuto girare una sequenza di fanteria(celebre il suo amore per i cavalli,oltre che per le barche,che consiglia ad altri registi-colleghi come rimedio alla nevrosi),divertito da come la critica da sempre ostile nei suoi confronti abbia iniziato a rivalutarlo dopo 20 anni,ed acuto osservatore dell'evoluzione del cinema anche fuori dall'Italia(oltre alle simpatiche storie sulle divergenze con Orson Welles,le sue brevi considerazioni su Spielberg,Scorsese e l'allora appena emerso Tarantino,suo grande estimatore).Un artista a tutto tondo sfortunato nella vita e in parte anche nel cinema,ma capace di lasciare il segno muovendosi fuori dagli schemi influenzando innegabilmente il cinema negli anni a venire a cominciare dall'estero,dove venne apprezzato da subito(celebre l'appellativo di "poète du macabre" donatogli in Francia,smentito dal regista).Efficace nel creare coinvolgimento la semplicità della messinscena,con un'unica inquadratura frontale e qualche foto nel finale.Come il docufilm di Simone Scafidi,un altro titolo obbligatorio per chi apprezza il regista romano.Uscito on demand.