Bellissimo noir di Dmytryk che porta in scena il personaggio di Marlowe appena due anni prima della celebrissima versione di Hawks, con un Dick Powell sugli scudi a caratterizzare il detective più famoso del genere, con anche una certa irriverenza, forse lievemente più ironico di quello di Bogart, non mancano i dialoghi acuti e sarcastici tipici delle trasposizioni di Chandler, ma a colpire è, oltre il solito intreccio colmo di personaggi e intricati avvenimento, la bella messa in scena, col detective che gira spesso per una Los Angeles cupa e fosca, tra i soliti bar fumosi e i lussuosi appartamenti dei pezzi grossi, creando delle splendide atmosfere, quasi lugubri, complice la grande fotografia, fatta di ombre definite, che valorizza un buio che invade tutto il film, che accompagnano un intreccio fatto di doppi giochi e numerosi personaggi dal doppio volto, segreti tenuti nascosti e vecchie questioni in sospeso, mettendo in risalto la natura impulsiva e spesso vendicativa dei personaggi, assieme alla componente di avarizia che divora l'animo umano al punto da fargli compiere atti agghiaccianti, vi è anche la femme fatale, qui interpretata da una Claire Travor diabolica coinvolta in un gioco torbido e in mezzo a mille intrallazzi, ma vi è anche spazio per la figura di Ann, figura femminile che opera all'opposto della femme fatale, di natura quasi angelica che serve anche come pretesto per una svolta rosa.
Come succede anche in "The big sleep", non è facilissimo seguire la vicenda e ricordarsi i numerosissimi nomi che vengono spiattellati continuamente, in un film dal folto intreccio e stracolmo di dialoghi, l'effetto è un certo smarrimento dello spettatore, assieme allo stesso Marlowe, che tuttavia ritengo faccia parte dell'esperienza del film, la vicenda in un certo senso assorbe così tanto dal trovarsi spiazzati e disorientati in mezzo alla marea di informazioni ricevute, partendo dal semplice pretesto di una scomparsa e un furto di una collana di Giada.