"Less is more", principio è perfetto per descrivere i film dei Dardenne, e certamente questo "Le fils" non fa eccezione, è il loro tipico film scarno di inizio carriera in cui con uno splendido stile fatto di una camera a mano grezza e poco stabilizzata seguono i personaggi nelle loro vicende, stando particolarmente vicini ai soggetti, prendendo una prospettiva in seconda persona, come può essere nelle scene in macchina in cui la camera sta esattamente dove starebbe un passeggero nei sedili posteriori, o ancora i vari movimenti a seguire i due protagonisti, come essere un terzo che viaggia con loro e assiste ad ogni singolo dettaglio, questo stile per quanto semplice riesce a valorizzare l'opera, creando un film molto bello, capace di far riflettere lo spettatore, proporre dei dilemmi - quello principale mi sembra ovvio - portare nel bel mezzo del dramma vissuto dai personaggi e allo stesso tempo costruire una tensione incredibile che si mantiene costante per buona parte della durata.
Dicendo poco e nulla, contestualizzando l'accaduto mostrando la quotidianità di questo carpentiere, che aiuta i ragazzi usciti di prigione a riabilitarsi e con un dialogo molto breve con la ex moglie, venendo a scoprire che uno dei ragazzi che gli hanno affidato è l'omicida del figlio, da qui il focus si sposta sul loro rapporto, un po' morboso, a metà tra la voglia di perdonare e vivere serenamente lasciandosi il dramma alle spalle e quella di vendicarsi, lo spettatore è portato a prendere le parti del protagonista, i momenti di riflessione, i silenzi sembrano quasi voler dare il tempo allo spettatore per riflettere sul da farsi, su cosa farebbe al posto del protagonista, una volta costruito questo rapporto ambiguo, mai chiarito per buona parte del film, è un gioco da ragazzi per i registi sfruttarlo, regalando scene splendide, come le varie sequenze in macchina in cui la camera indugia sul protagonista e sul suo volto corrucciato, portando lo spettatore a pensare stia bramando qualcosa nei confronti del giovane per vendicarsi, andando anche verso un approfondimento psicologico nella seconda parte in cui vuole scoprire da solo se effettivamente c'è stato un pentimento per il grave gesto.
Grandioso, da cardiopalma, coinvolgente, intriso di umanità e speranza, uno psicodramma che pone il più comune dei dilemmi in maniera efficace, agire di pancia, d'istinto o ragionare? Per l'essere umano questo non è mai scontato, e il film lo dimostra bene per come fa sentire lo spettatore, ma anche per il personaggio della madre colma di risentimento.