Dom Cobb 7½ / 10 09/05/2025 19:19:54 » Rispondi Dopo essersi lasciato sfuggire tre nuclei di plutonio, l'agente dell'IMF Ethan Hunt e la sua squadra vengono incaricati di recuperarli prima che uno spietato gruppo di terroristi capeggiati dal misterioso John Lark se ne impadronisca... Arrivata al sesto capitolo, la serie di "Mission: Impossible" continua imperterrita nel solco dei suoi immediati predecessori e per la prima volta nella storia del franchise vige la regola squadra che vince non si cambia. Così, Christopher McQuarrie torna una seconda volta a scrivere e dirigere e il risultato estremizza ogni singolo aspetto che nel precedente "Rogue Nation" era stato universalmente apprezzato, secondo l'adagio che più grande è, meglio è. Non sempre, a quanto pare. A scanso di equivoci, questo "Fallout" è un ottimo film d'intrattenimento, dal ritmo solido ed eseguito con la perizia tecnica che uno si aspetterebbe dalla serie a questo punto. McQuarrie sa il fatto suo sia per quanto riguarda imbastire trame cervellotiche e ricche di colpi di scena e risvolti inaspettati, sia in ambito action; ed è su quest'ultimo fronte che si preme il pedale, enfatizzando il tasso spettacolare fino a portarlo a livelli mai toccati prima dalla saga, esasperando l'assurdità degli stunt pur cercando di mantenerli il più pratici e concreti possibile, regalando alcune sequenze al cardiopalma.
Le migliori a mio parere rimangono lo straordinario doppio inseguimento in macchina per le vie di Parigi e la più defilata, ma non meno tesa caccia lungo i tetti di Londra.
Purtroppo, a lungo andare si insinua in maniera sempre più vistosa un problema, che già aveva fatto timidamente capolino nel capitolo precedente: l'esagerazione. Se "Protocollo Fantasma" e soprattutto "Rogue Nation" avevano trovato un equilibrio fra azione, dramma e commedia, qui i toni comici vengono minimizzati e sostituiti invece da una bizzarra aura seriosa da filmone epico, già ben evidente da un prologo insolitamente cupo.
Ethan Hunt che ha incubi sul suo matrimonio, sul lavoro che lo costringe a stare lontano da chi ama e vivere nel costante terrore di perderla per i suoi fallimenti.
L'intento della pellicola di esplorare la personalità del suo eroe Ethan Hunt non è nuova, ma qui viene eseguita con una serietà eccessiva, con un atteggiamento da film impegnato che però non ha niente da dire, dove qua e là spuntano discorsi di carattere morale che sanno solo di vuota retorica idiota e non stanno né in cielo, né in terra, patetici tentativi di elevare il protagonista e la star sua interprete a livelli semi-divini;
L'intera discussione iniziale del direttore sullo scegliere una vita al di sopra di milioni è ridicolo, così come i discorsi di Luther su cosa spinge Ethan a continuare nella sua professione e il sermone finale da parte della direttrice CIA sul perché il mondo ha bisogno dell'IMF.
e così come viene enfatizzato il dramma, anche l'azione e la trama vengono portati a livelli di esagerazione evitabili. La storia, pur non essendo così complicata di per sé, viene resa contorta da una sceneggiatura un po' troppo verbosa, con troppe parti interessate presentate in maniera un po' confusionaria,
In pratica viene spiegato nel prologo che il Sindacato si è riorganizzato in un gruppo noto come gli Apostoli, che sono stati ingaggiati da John Lark per comprare del plutonio rubato e fabbricarci tre bombe mobili, aiutati da uno scienziato svedese. Ecco, quanto ci avrò messo, dieci secondi? Il film ci mette un minuto buono per spiegare la stessa cosa, solo con più dovizia di dettagli poco importanti, come un'epidemia in Kashmir e da l'impressione che Lark, gli Apostoli e lo scienziato siano quasi indipendenti l'uno dall'altro. Stessa cosa al locale dove Hunt s'incontra con la Vedova Bianca, dove degli uomini non meglio identificati sono pronti a ucciderlo per motivi che al momento non ricordo.
e viene dilatata nel finale da aggiunte non proprio necessarie ai fini della trama, che avrebbe potuto concludersi anche una ventina di minuti prima.
La moglie di Ethan, Julia, presente in Kashmir e partecipe dello scontro finale si poteva forse evitare: per quanto non disturbi troppo, sembra troppo un tentativo di dilungare un discorso già concluso più o meno bene due film fa.
E l'azione, sfortunatamente, soffre della stessa tendenza a strafare, incorporando effetti speciali fin troppo ingombranti e riducendosi a smargiassate tipicamente americane in cui gli eroi paiono dei superuomini invincibili.
L'idea di un salto ad alta quota con paracadute poteva essere elettrizzante, purtroppo viene del tutto rovinata dall'inserimento di un banco di nuvole e temporale in CGI, con tanto di Hunt che sopravvive alla scarica di un fulmine (!) senza un graffio o un minimo di stordimento. Stessa cosa per la lotta nel bagno, una sana scaz.zottata vecchia scuola dove però alcuni frangenti sono così sopra le righe da diventare risibili: uno viene lanciato attraverso uno specchio e spacca a metà il lavandino sulla parte opposta senza un lamento, poco dopo lo stesso tipo viene sbattuto da Ethan contro una colonna e quasi la spezzano a metà manco fosse polistirolo... perché? E non parliamo poi del duello finale in elicottero, dove ci si lancia in evoluzioni aeree che non badano minimamente alle leggi della fisica, dove i salvataggi miracolosi e le cadute mortali cui si sopravvive con giusto qualche livido non si contano neanche. Una scena potenzialmente incredibile rovinata così... è triste, specie se a paragone un semplice corpo a corpo in un capanno fra Ilsa e Lane risulta molto più coinvolgente.
Tutto questo mi impedisce di unirmi al coro di voci che vuole "Fallout" uno dei migliori film d'azione del nuovo secolo e lo rendono "soltanto" un buon film con qualche esagerazione di troppo. Il cast è sempre volenteroso, con la nuova aggiunta Henry Cavill che si fa notare in positivo (anche se il suo ruolo nella storia, già abbastanza prevedibile di suo, viene sgamato fin troppo presto) e un Sean Harris se possibile ancora più sinistro nei panni del terrorista psicopatico. E le musiche di Lorne Balfe, a dispetto dell'odiosa tendenza di riarrangiare il tema principale con tanto di coro "epico" che è più risibile che altro, ha degli ottimi momenti. Ma tutto alla fine si riduce a un entusiasmo forse eccessivo nelle proprie possibilità: arrivati a un certo punto, il successo continuo inizia a dare alla testa e va a perdersi il senso della misura, necessario invece a mantenere un equilibrio fra i vari ingredienti che ora si è spezzato. "Fallout" ne fa le spese, ma per fortuna, al netto dei suoi vistosi difetti, è tutt'altro che un disastro.