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ALL'OVEST NIENTE DI NUOVO regia di Lewis Milestone

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stratoZ     9 / 10  12/05/2025 13:00:06 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Obiettivamente "All quiet on the western front" è un capolavoro, poi io per puro gusto personale, non ho apprezzato qualche piccolo dettaglio, qualche didascalismo di troppo che alla fine non mostra altro che l'età del film, ma perdonabilissimo, come può essere qualche dialogo strategico piazzato per enfatizzare ancora di più il significato del film e da che parte sta, come se ce ne fosse bisogno, ma a parte questo, ci troviamo di fronte ad un'opera maestosa e di importanza imprescindibile per seminalità ed influenza, ancora oggi qualsiasi film di guerra di natura antimilitarista, si porta dietro e ripropone i concetti espressi così chiaramente in questo film, e considerando il contesto, quello di un mondo in piena crisi sociale e politica, con l'avvento del fascismo e i prodromi del nazismo, il franchismo e la crisi economica americana, un film che si pone contro qualsiasi idealismo e demagogia ripudiando così fermamente la guerra, è un'opera encomiabile.

Ma attenzione, l'importanza di questo film risiede anche negli aspetti tecnici, eravamo agli albori del sonoro e Milestone propone un linguaggio efficacissimo nel descrivere gli orrori della guerra, la sua regia è parecchio espressiva, fin dai primi minuti con la maestosità di tutta quella parata militare, con la camera che si sposta continuamente ed entra nella classe col professore che fa propaganda bellica, appellandosi ai vari valori fittizi, patriottismo, medaglie, gloria, onore, una montagna di fumo sugli occhi che verrà presto smentita dalla dura realtà bellica, gli stessi pianosequenza che rendevano gloriosa la parata militare questa volta si insidiano nel fango delle trincee - andando molto avanti, sono personalmente convinto che Kubrick abbia preso parecchio spunto da qui per il suo "Paths of glory" - nelle condizioni disumane dei soldati, in un luogo in cui l'umanità sembra regredire ad uno stato disperato e selvaggio, in cui il cibo scarseggia e il denaro non viene considerato nient'altro che un pezzo di carta, un posto dove non vi è una visione del futuro, dove il bene con un valore è quello che può essere goduto immediatamente, nel corso della durata la visione della guerra si fa sempre più nera, cupa, disillusa, non è altro che un gioco al massacro dove vedi i tuoi amici crepare accanto a te, consapevole che il prossimo potresti essere tu, e qui Milestone è straordinario nel riuscire a tratteggiare una splendida componente psicologica nei soldati, indugiando sui primi piani di uomini che si coprono gli occhi perché non riescono a sopportare le cruente visioni, di uomini assaliti dal senso di colpa dopo aver visto il cadavere del nemico che non è nient'altro che un uomo come loro, straordinaria la scena del soldato che parla col cadavere dell'uomo che ha appena ucciso implorando di perdonarlo, con la camera che fissa il primo piano e gli occhi spenti dell'uomo appena deceduto.

Ma si arriva ad un punto dove si cambia la concezione della morte, le condizioni sono così misere e il terrore è così forte che la morte sembra diventare una liberazione, "beato te che non stai soffrendo più, ormai il peggio è passato", dice il soldato al cadavere, i problemi sono di quelli ancora rimasti qua che dovranno passare un'altra notte nel fango delle trincee, tra freddo, ratti e sporcizia, affamati e psicologicamente distrutti.

Meravigliose le scende di combattimento, in cui vi è un grande uso del pianosequenza, panoramiche dall'alto, alternanza con i dettagli e i primi piani, tecnicamente validissimo, con una serie di scene iconiche, su tutte, ovviamente, spicca il finale, con quella mano che prova a raggiungere la farfalla, ultimo baluardo di bellezza in mezzo a tutto quel terrore, con esito tragico.

Film semplicemente immenso e di un'influenza incredibile, ancora oggi a cent'anni dall'uscita.