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ROSETTA regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne

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stratoZ     9 / 10  17/05/2025 13:05:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Probabilmente il film che preferisco dei Dardenne, "Rosetta" è la loro opera stilisticamente più grezza, ruvida, disperata, in cui affinano uno stile - già comunque ben rodato nel precedente "La promesse" - scarno ed essenziale, con la loro camera che in questo film, molto più che nella futura filmografia, si muove libera, senza stabilizzazioni, trasportando lo spettatore in tutto il dramma della vita della protagonista, giovane donna impulsiva con un'immensa rabbia sociale che viene licenziata dal suo precedente lavoro e torna a casa della madre, donna in difficoltà economiche e psicologiche, dipendente dall'alcool e che si concede ad altri uomini per piccole somme di denaro, mostrando la grigia e disillusa realtà di queste case roulotte, con la voglia di Rosetta di riuscire a risistemare il tutto, trovando un nuovo lavoro e cercando di aiutare la madre ad uscire dai suoi evidenti problemi.

Quello che colpisce è l'impulsività del personaggio e la componente stilistica che ne segue, i Dardenne con la loro regia sporchissima si concedono lunghe sequenze con la camera a mano, staccando raramente, dando una percezione di realtà molto forte e allo stesso tempo agitata e nevrotica, esattamente come la protagonista mangiata dalla paura di non farcela sia economicamente che socialmente "Tu hai una vita normale", "Tu hai un amico", "Tu hai un lavoro", "Non finirai in mezzo alla strada", si ripete la protagonista, abbracciata al cuscino in uno dei pochissimi momenti di pace in cui si è fermata, prima di addormentarsi, cercando di autoconsolarsi, e instillare in se stessa una visione ottimistica del futuro, cosa che però sembra non avvenire mai, perdendosi in una realtà grigia e con poca speranza, in un paese segnato da una crisi economica che rende difficilissimo trovare un lavoro, che costringe le persone a farsi la guerra tra poveri, boicottando anche chi era stato gentile precedentemente, pur di ottenere quel tanto agognato posto di lavoro e un'entrata fissa, che sembra una merce sempre più rara, in questo senso i Dardenne sono straordinari nell'alternare l'aspra critica sociale ad un'analisi psicologica dei personaggi, quasi abbattendo le barriere di bene o male e riportando l'essere umano ad una natura di pura sopravvivenza contestualizzata all'era moderna.

Numerose le grandi sequenze del film, da quelle di stampo più metaforico, come quella di Rosetta che cade nelle torbide acque dello stagno, uscendone faticosamente, espressione di una realtà sempre più sfiancante da affrontare, in cui la protagonista è impantanata e fatica ad uscirne, fino a quella del suo amico che cade nel laghetto, con la telecamera che indugia sul volto di una Rosetta combattuta fra il salvarlo e il lasciarlo annegare per prendersi il posto di lavoro che gli invidia tanto, fino ovviamente ad un finale che trovo splendido e tra le vette del film, in cui i registi introducono anche la componente di un destino che per una volta sembra essere dalla parte della protagonista, dandole una seconda opportunità data dall'esaurimento del gas nella bombola, fino a quel pianosequenza finale con Rosetta che trascina la nuova bombola e viene aiutata a rialzarsi dallo stesso uomo che ha fatto licenziare, un gesto d'amore che ha la funzione di luce in fondo al tunnel e sembra aprire un minimo di spiraglio alla fine di un film disperato, una lotta sociale tra fango e cemento che strema anche una protagonista in guerra col mondo.

Film meraviglioso.