Bellissimo esordio di Ridley Scott, regista meraviglioso, che nel corso della sua breve carriera regalerà al pubblico tre perle assolute, per poi morire tragicamente nel 1983 ed essere sostituito con un sosia con neanche un decimo del suo talento.
In fondo questa mia versione tanto fantasiosa è la spiegazione migliore che riesco a dare all'enorme differenza tra la carriera del regista fino a "Blade Runner" e il suo sfornare un polpettone dietro l'altro dopo, ma in fondo, la componente tecnica è sempre rimasta, è stata soltanto infarcita di pretese, epicità fine a se stessa e lunghezze catatoniche spesso non necessarie, cosa che invece non accade minimamente in questa sua prima opera in cui è tutto dosato alla perfezione, "The Duellist" è uno splendido film storico, che narra questa incredibile rivalità tra due duellanti, portata costantemente avanti da Feraud, nei confronti di d'Hubert, con lo sfondo delle guerre napoleoniche a scandire gli episodi tra i due, il tutto nascendo in maniera quasi inspiegabile, con Feraud che se la prende con d'Hubert solo perché gli ha notificato l'arresto in seguito ad un altro duello di quella stessa mattina ai danni del nipote del sindaco, da questo piccolo episodio inizia una sorta di faida tra i due personaggi, con continui duelli scatenati da Feraud e una costante tensione drammatica a dominare la scena, dato che lo spettatore si identifica nella parte di d'Hubert e si sente costantemente in pericolo, la narrazione a suo modo vuole mettere in ridicolo alcune convenzioni cavalleresche, riguardanti i duelli e effimeri principi d'onore che spesso non trovano un adeguato senso logico e portano a violenza fine a se stessa ed anche un principio di autodistruzione, minuzioso è il lavoro sul personaggio di Feraud, il suo essere legato a questi principi che lo mostra come incapace di ragionare, una sorta di animale che ascolta solo l'istinto e ha perso il lume della ragione, causando problemi a se stesso ma anche a chi gli sta attorno, la narrazione è scandita da svariati salti temporali che mostrano i saltuari incontri all'interno delle campagne napoleoniche in cui i due faranno anche una discreta carriera, venendo promossi di grado più volte, non bastano le scuse e i bei gesti di d'Hubert, la furia di Feraud costantemente in cerca di vendetta avrà sempre la meglio, il tutto per una questione indirettamente legata all'onore di Napoleone, visto come un mito da Feraud, arrivando alle battute finali in cui con la caduta dello stesso Napoleone, viene a cadere anche Feraud e le regole del suo gioco, in un finale emblematico che gioca tanto con la legge del contrappasso.
La sceneggiatura nella sua semplicità è molto efficace, seppur facendo svariati inserti tra la componente romantica, approfondendo le relazioni di d'Hubert, a quella storica che segue fedelmente gli eventi del primissimo ottocento, ma quello che eleva il film è la straordinaria componente tecnica, Scott impone una regia dallo stile eterogeneo, con inquadrature pittoriche, come possono essere gli svariati campi larghi delle campagne o dei luoghi dove si svolgono i duelli, o ancora, delle introduzioni alla scena che partono con una sorta di natura morta e vanno ad allargarsi, a momenti in cui vi è l'utilizzo della camera a mano, facendo addentrare lo spettatore nel bel mezzo dei duelli, che siano con la spada o con le pistole, aiutato da una fotografia splendida, con una componente bucolica negli esterni, a volte radiosi, a volte crepuscolari, con belle tonalità calde, agli interni in cui sembra imitare uno stile caravaggesco, con un uso preponderante del chiaroscuro - basti vedere le scene di passione - e delle tinte rosse e arancioni.
Molto bella anche la colonna sonora con strumenti del periodo, tra violini, contrabbassi ai vari strumenti a fiato, senza dimenticare le grandiose interpretazioni, Harvey Keitel col suo Feraud è straordinario, col suo viso sempre corrucciato, tratteggia un personaggio impattante, anche sul punto di vista della presenza scenica, creando una sorta di atmosfera tesa soltanto comparendo o venendo nominato, più ragionata la performance di Carradine, spesso in preda ai dilemmi su come agire in situazioni così difficili tra onore e sopravvivenza, tra principi e umanità, tra un certo risentimento dato dalla situazione sfiancante e la ricerca della tranquillità.