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L'UOMO CHE UCCISE LIBERTY VALANCE regia di John Ford

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stratoZ     9½ / 10  23/05/2025 14:22:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Film straordinario, seminale western crepuscolare di Ford e il mio preferito del regista, ovviamente è mero gusto personale, data l'importanza immensa delle precedenti pellicole in pieno periodo classico, però qui Ford realizza un film che tende a rinnovare, demitizzare, mostrare sotto una lente nuova, le tematiche che l'avevano reso famoso, spianando la strada poi a diversi autori che faranno fortuna nella New Hollywood con pellicole simili, partendo da uno splendido incipit in cui Stoddard, il protagonista che nel presente è un attempato senatore, torna nella cittadina sperduta di Shinbone assieme alla moglie, per presenziare al funerale di Tom Doniphon, raccontando ai giornalisti la storia che lo ha portato lì, usando subito un linguaggio simbolico che alla fine racchiude tutto il significato della pellicola, e mi riferisco alla scena in cui Stoddard mostra la carrozza che presumibilmente l'aveva portato per la prima volta a Shinbone, impolverata ed in evidente stato di abbandono, prima di iniziare il suo lungo racconto in flashback, questo elemento vuole mostrare come la carrozza, emblematico simbolo del vecchio west in cui in questa cittadina di frontiera non era arrivata nemmeno la ferrovia, ne un minimo sentore di civilizzazione, sia ormai stata messa da parte a favore di un mondo più civilizzato, con questo simbolo semplice ma estremamente efficace Ford anticipa tutto quello che sta per trattare nel lungo racconto del protagonista, il tramonto del vecchio e selvaggio west, a favore di una civilizzazione portata appunto dallo stesso Stoddard.

Racconto che inizia difatti con la famosa scena dell'assalto alla carrozza di Stoddard, ai tempi un umile ma motivatissimo studente di legge, da parte di Liberty Valance, criminale temuto da tutti che incuteva terrore da tempo alla cittadina, dopo un violento assalto Stoddard verrà portato in salvo da Tom e Hallie, che lo faranno integrare velocemente nella vita della cittadina, mostrando fin da subito un'evidente dicotomia tra i due caratteri, Tom, seppur buono d'animo, è il classico duro del west, all'antica per via dei principi con cui è cresciuto ma anche per l'adattamento ad un contesto così violento, dichiarandosi anche il più duro del posto, mentendo lo stesso Liberty Valance dopo di lui, ovviamente questa figura non poteva che essere interpretata dalla faccia del west per eccellenza, il mitico John Wayne in uno dei suoi ruoli più disillusi, pieno di sfaccettature, un uomo con una superficie ruvida che sembra non mostrare sentimenti ma che pian piano verrà scandagliato benissimo dalla sceneggiatura, mostrando una certa bontà d'animo, una nascente amicizia con Stoddard e allo stesso tempo la rivalità d'amore tra i due, con Millie al centro, inizialmente promessa sposa di Tom ma che si innamorerà di Stoddard, e qui Wayne è fantastico nel mostrare il suo personaggio prendere una progressiva consapevolezza che il mondo che conosce e di cui in un certo senso era un elemento molto importante, sta cambiando e velocemente scomparendo, il suo sogno di andare ad abitare con Millie in una fattoria isolata va a sgretolarsi e si vede nell'amarezza del suo sguardo, acquisendo anche una certa maturità nell'accettare quel cambiamento, in fondo lo sguardo di Tom è lo stesso del regista che sta vedendo il cinema cambiare in quegli anni, abbandonare i vecchi miti come appunto Ford e Wayne, a favore di una nuova visione. E dall'altro lato c'è Stoddard, uomo che incarna la legge, la giustizia, mostrato come una sorta di topo da biblioteca, che nelle strade del west non riuscirebbe a sopravvivere per più di dieci minuti, ma che mostra un immenso coraggio nel voler portare a tutti i costi il cambiamento anche in una cittadina del genere, il suo arrivo d'altronde simboleggia l'arrivo stesso del cambiamento, portando addirittura l'alfabetizzazione, ai tempi sconosciuta nel luogo, creando anche diversi contrasti per questa cosa - lo stesso Tom rimprovera Pompeo di dedicarsi troppo allo studio e di non lavorare più come prima - e una nuova concezione basata sulla civiltà, democrazia e conoscenza.

Ford dipinge una cittadina come un luogo folkloristico, non risparmiando anche diverse sequenze di stampo umoristico che alleggeriscono un film che in realtà presenta uno stile ancora carico di solennità, basti vedere le figure dello sceriffo, praticamente inutile e impaurito dall'andare a rimproverare Liberty Valance, a quella dell'editore del giornale, dedito all'alcool e più impensierito dal restare senza un bicchierino di whiskey che dal futuro della popolazione, la scena delle elezioni è emblematica al riguardo, ed è encomiabile il suo continuo cambio di registro, tra comicità e spiccate stoccate sociali e drammatiche.

Splendido tecnicamente, con un bianco e nero fine che regala splendide sequenze - il duello tra Stoddard e Liberty Valance, per esempio, visto da più prospettive con un ottimo uso del chiaroscuro anche in esterni - e la regia di Ford che qui tuttavia si concentra meno sui campi larghi, molto tipici del western classico e più su scene ravvicinate e a stretto contatto con la telecamera, considerata la grande presenza di dialoghi, dando anche un certo tono cupo alla pellicola, poi vabbè il cast merita una menzione a parte, dal già citato John Wayne, di cui ho parlato abbastanza, a James Stewart con la sua faccia pulita e i suoi modi di fare educati ma determinati, che è perfetto per il ruolo, a Lee Marvin, straordinario nel ruolo del cattivo, forse ad oggi un po' troppo caricato ma il suo ghigno trasmette bene la prepotenza del suo personaggio, fino a Vera Miles, personaggio che aggiunge un tocco rosa alla storia e donna contesa tra i due protagonisti che vivono questo rapporto controverso, vi è addirittura una piccolissima parte per Lee Van Cleef, nel ruolo di uno degli scagnozzi di Liberty Valance.

Film splendido, una delle opere che segnano il passaggio tra il western classico, ormai arrivato al tramonto e il nuovo corso di western, qui crepuscolare, con la sua caduta dei miti, mostrando la differenza tra il racconto, spesso romanzato e la realtà dei fatti, ma d'altronde, lo dice pure uno dei giornalisti sul finale: "This is the west, sir. When the legend becomes fact, print the legend."