Meh, quest'ultimo film di Baumbach - regista che in diverse occasioni ho apprezzato, specie nelle sue commedie indipendenti tipo "Frances ha" o "The squid and the whale" - mi è sembrato un po' un pastrocchio, il classico calderone pretenzioso che tira in ballo decine di argomenti di grande importanza e non riesce ad approfondirne mezzo, risultando spesso confusionario, didascalico, senza un reale focus, lo stile può ricordare quelle tipiche opere di critica sopra le righe alla società americana, ed in effetti sia l'ambientazione nei sobborghi in cui vive questa benestante famiglia, che il periodo, gli anni ottanta, emblema del consumismo sfrenato e nel bel mezzo del neoliberismo reaganiano, sono tra i più gettonati a questo tipo di critica, qui l'equilibrio della famiglia, già non particolarmente stabile, verrà turbato da questo grave incidente che genererà una pericolosa nube tossica, che non sarà altro che uno dei catalizzatori che porteranno a mostrare la vera natura della gente del posto, mostrando l'umanità da un punto di vista particolarmente satirico, enunciando la stupidità intrinseca dell'uomo una volta che le barriere di convenzione vengono abbattute e rimane soltanto il dovere di sopravvivere.
E nel mezzo di ciò il film tira in ballo tanti, troppi argomenti, dallo stesso protagonista, un Adam Driver particolarmente grottesco, professore universitario considerato il massimo esperto riguardante Hitler, con questa famiglia particolarmente estesa, con svariati figli avuti da matrimoni precedenti da parte di entrambi, con diversi momenti che mostrano la stessa istituzione universitaria sotto un punto di vista grottesco, tipo il collega del protagonista che vuole addirittura creare una materia su Elvis, penso questa sia una critica ad un certo fanatismo estremo, ma non è che sia posta benissimo, o comunque è abbastanza ininfluente ai fini del film, o ancora le riunioni col resto dei professori che spesso sono un'occasione per mostrare un certo snobismo da parte di questi intellettuali che si credono superiori, portando poi a quella frase particolarmente impattante del protagonista poco prima che si sta per scatenare il casino, secondo il quale queste catastrofi per loro non sono un problema in quanto la società è organizzata in modo che ricadano sui ceti più deboli.
Poi ovviamente si arriva alla tipica critica allo stile di vita iperconsumistico, con le svariate scene al supermercato, in cui ogni prodotto ha un problema, fino alla paura della morte che diventa l'argomento principale della seconda parte di film, con addirittura questo farmaco sperimentale che riuscirebbe a farla passare - probabile critica alla sperimentazione farmaceutica estrema? Non saprei -
Insomma è un calderone enorme, dalle più svariate tematiche, il ritratto che ne consegue è confuso e per questo poco graffiante, rimane soltanto qualche scenetta grottesca di una società rappresentata in maniera particolarmente ridicola, ma alla fine mi sembra un film che gira intorno a se stesso, pretenzioso e per nulla incisivo, tra i peggiori del regista.