Eccoci in un nuovo capitolo del sottoscritto che perde la sua obiettività perché commenta un film di Hitchcock, si lo ammetto, gli voglio troppo bene, quindi magari mi sbilancio un po' troppo, ma personalmente, qui siamo di fronte all'ennesima opera geniale del regista, poco da fare "Rope" ha troppi elementi che me lo fanno adorare, dalla scelta di girare praticamente tutto il film in pianosequenza - si lo so, è falsa, con i mezzi dell'epoca era possibile girare dieci minuti massimo, e si vede palesemente come impalla la camera ogni dieci minuti - creando un'opera di appena un'ora e venti di durata in cui ancora una volta si sbizzarrisce mostrando tutto il suo talento registico, utilizzando questa scelta stilistica allo scopo di far coincidere il tempo di durata del film con l'effettiva durata della storia, un tour de force di tensione in cui inserisce una svariata quantità di elementi del suo cinema, a partire dal forte umorismo nero di cui è pervasa la pellicola, con un incipit che mostra fin da subito l'omicidio e una spiccata caratterizzazione dei personaggi, con Brandon, sicuro di sé e per nulla colpito dai sensi di colpa del misfatto, quanto lo trova un modo per sollecitare il suo ego, volendo anche organizzare il banchetto sulla cassapanca dove si trova il cadavere, il suo personaggio incarna tutto quell'umorismo britannico tanto caro ad Hitchcock, con svariate stoccate riguardante gli omicidi, battute a stampo macabro - gli episodi che racconta di Philip che tira il collo ai polli - e una gara psicologica con Rupert, ex professore che li ha avuti come alunni, verso il quale prova una sorta di ammirazione e voglia di sopraffazione allo stesso tempo, dall'altro lato però c'è Philip, il suo complice nell'omicidio, che invece entra subito in panico in seguito all'accaduto, pieno di sensi di colpa, dal pessimo umore, con degli atteggiamenti ambigui e un linguaggio del corpo che risultano sospetti fin da subito, è anche grazie a lui e all'impostazione del suo personaggio che la tensione riesce ad impennare in determinati momenti, con la camera che spesso indugia sulle curiose reazioni di Rupert in seguito ai comportamenti inusuali di Philip, il suo continuo giustificarsi riguardante i fatti raccontati da Brandon, il suo contraddirsi e il mostrarsi particolarmente nervoso, complice anche qualche bicchierino di troppo, tutti elementi che vengono giostrati meravigliosamente da una regia perfetta che creano un terreno fertile per la suspense, con Hitchcock che gioca con i suoi archetipi, informando fin da subito lo spettatore che sa sempre più dei personaggi, facendo ruotare l'intera vicenda attorno a questa cassaforte, gettando piccoli indizi qua e là, dai dialoghi riguardante David, gli ultimi posti dove è stato visto, fino allo stesso cappello con le sue iniziali, che fa nascere il sospetto definitivo in Rupert, con anche la governante che ci mette del suo provando ad aprire la cassaforte davanti a tutti, tenendo lo spettatore col cuore in gola in una montagna russa di emozioni, tensione e preoccupazione.
Il tutto è favorito anche da un clima particolare, in cui Hitchcock in mezzo all'ironia nera del film mette in mezzo i rapporti interpersonali, dalla stessa Janet, ex fidanzata di Brandon, di uno degli invitati e attuale fidanzata della vittima, ad un sottile ma acuto uso del metacinema, come quando arrivano i primi invitati alla festa e Brandon sottolinea "adesso inizia il divertimento", ecco quello è un monito anche allo spettatore, a cui viene segnalato che la suspense sta per impennarsi, fino alle citazioni dei suoi stessi film nei dialoghi di circostanza della festa, facendo riferimento a "quel film con Ingrid Bergman e Cary Grant, formato da una sola parola", beh era chiaramente "Notorious".
E poi c'è il grande James Stewart, che col suo solito carisma, forma un trio, assieme ai due protagonisti/assassini semplicemente straordinario, una classe e un acume impagabili, che danno vita a degli splendidi confronti tra i tre, con una parte finale da togliere il fiato - quando dopo essersene andato poi torna, al suono del campanello ogni spettatore si sente venire una sincope, poco da fare - una serie di elementi che uniti alla geniale trovata di girare tutto in pianosequenza nel 1948, tempi assolutamente non sospetti, rendono questo film un capolavoro, come al solito, grazie Alfred.