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LA TERZA PARTE DELLA NOTTE regia di Andrzej Zulawski

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stratoZ     8½ / 10  17/06/2025 14:59:46 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

L'esordio di Zulawski è un film eccezionale, una visione della guerra e dei suoi effetti sulla psiche umana, cupa, allucinata, paranoica, un incubo nel pieno dell'invasione nazista in Polonia, il suo è un linguaggio non semplice, che va oltre la classica narrazione consequenziale, più vicino al simbolico, portando il film su lato prettamente esperienziale, un micro universo in cui la logica pian piano si dissolve a favore di una visione soggettiva che inghiotte protagonista e spettatore in questo dramma, fin dall'inizio il regista ci lancia qualche indizio, con dei versi tratti dall'apocalisse, che qui diventa il primo tramite, il primo appiglio per il collegamento principale, quello con la guerra, è cosi che la famiglia di questo uomo verrà presto uccisa dai soldati nazisti e lui correrà in città per andare ad arruolarsi nella resistenza, ma ben presto gli appigli con la realtà si fanno sempre più vaghi, come la narrazione, Zulawski usa per la prima volta quello che sarà uno dei suoi simbolismi tipici, quello del doppio - già suggerito all'inizio con quella bella inquadratura della moglie vista tramite lo specchio - è così che rifugiandosi dai soldati che gli danno la caccia inconterà quest'altra donna, identica alla moglie, che darà alla luce un bambino, ora, per abitudine collocherei il significato di questo elemento come il tipico riflesso della psiche del protagonista, una sorte di forte desiderio di rivedere e riavere la sua famiglia che porta alla psicosi e gli fa scambiare qualsiasi donna per la moglie, un appiglio alla realtà che viene testato più volte anche esplicitamente, come nei dialoghi col padre in cui chiede conferma se sono davvero morti o è stata una sua impressione, scatenando ancora di più, come se fosse necessario, quella sensazione di essere in una dimensione sospesa, una realtà troppo brutta per essere vera.

Il resto del film è come un circolo vizioso, in loop che rappresenta un luogo senza speranza in cui ogni gesto sembra vano, la guerra così come l'apocalisse eliminano totalmente qualsiasi prospettiva, non c'è modo di salvarsi, Zulawski in mezzo a questo incubo inserisce dialoghi ben precisi che suggeriscono una visione del futuro nera, dallo stesso dilemma in uno dei presunti flashback del protagonista, riguardo il mettere al mondo un figlio in una situazione come quella che stava vivendo la Polonia in quegli anni, passando dai dialoghi tra i pazienti riguardanti la filosofia e la letteratura, considerata attualmente morta alla luce della disastrosa situazione che non lascia spazio all'uomo per dedicarsi a queste attività, suggerendo un certo buio della ragione, arrivando alla tematica religiosa, mostrata sotto una lente di disillusione, non c'è più redenzione, l'umanità è condannata a morte a prescindere, vi è la totale perdita di controllo da parte dell'essere umano, non importa il gesto, non importa l'azione, non importa la decisione, il destino è già segnato, e questa impotenza mette in ginocchio l'uomo, generando una sensazione di estrema oppressione nello spettatore, schiacciato dalle atmosfere funeree e paranoiche che l'autore abilmente crea, ed è straordinario nel crearle, tramite una regia dallo stampo surreale, con una camera estremamente dinamica che aumenta la componente ansiogena - anche questo diventerà un marchio di fabbrica del suo cinema - e una componente visiva gelida, in cui ogni lume sembra spento, rimane soltando il grigio dei mattoni e del piombo, il tutto si sposa benissimo ad una colonna sonora tagliente, dai tratti cacofonici, quasi a scendere nel lisergico in certi momenti in cui coi suoi suoni acuti sembra attaccare lo spettatore, arrivando alla splendida cavalcata finale, in cui prende le fattezze di un pezzo progressive.

Film molto molto bello, per nulla facile, dalle svariate interpretazioni, ma fortissimo.