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EL JOCKEY regia di Luis Ortega

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stratoZ     5 / 10  25/06/2025 12:45:03 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

"El Jockey" è un film stilosissimo, poco da fare, molto bello nel suo incedere freddo, nelle sue inquadrature simmetriche e mobili - molto belli ad esempio quei pianosequenza stabilizzati a precedere il soggetto nel tunnel che porta all'ingresso della pista - nel suo andamento catatonico, nella sua fotografia vagamente straniante - che come detto da molti, ricorda Kaurismaki e ne condivide non casualmente lo stesso direttore della fotografia - nella sua ottima colonna sonora piena di bei pezzi elettronici, con svariate sequenze di ballo che possono ricordare i momenti di canto del regista finlandese, distaccati dalla narrazione come intermezzi tra una sequenza e l'altra, insomma ho trovato una confezione fantastica, eppure, devo ammettere non mi è piaciuto, è un film che mi ha lasciato totalmente freddo, mi ha causato un totale distacco empatico dal protagonista, dal suo personaggio taciturno, talentuoso e con tendenze autodistruttive, probabilmente per una seconda parte particolarmente intricata in cui il grottesco sale in cattedra e spiazza ogni concezione precedente, se la prima parte è una buona rappresentazione della caduta del protagonista, fantino dal passato glorioso, vincente e dalle grandi soddisfazioni, ora caduto in una sorta di spirale tra droga e alcool che non gli permette più di vincere - altra bella scena è quando negli spogliatoi si prepara quel concentrato di wiskey, gocce che non ho capito cosa siano e fumo di sigaretta ed ingurgita tutto insieme prima della gara - ma ancora coperto dalla sua compagna, che riesce ancora a vincere e aspetta un bambino.

Ben presto il protagonista si ritroverà in un ultimatum, quello dei gangster, che hanno grossi interessi nelle sue vittorie e sono stufi del suo lasciarsi andare, e quello del rapporto sentimentale con la compagna, che vorrebbe abortire e sembra non provare più gli stessi sentimenti che provava in passato, "cosa posso fare per farmi amare di nuovo da te?" chiede il protagonista "morire e poi rinascere", risponde la compagna, ed effettivamente è quello che succede, con il grave incidente, dichiarato dai medici come incompatibile con la vita, il protagonista rinascerà, forse non fisicamente, solo a livello di immagine o di anima se vogliamo, come sottolineano alcuni simbolismi abbastanza evidenti, come il peso che rimane a zero sulla bilancia o l'immagine allo specchio che sembra andare ad intermittenza, ma vi è questa rinascita che si fa grande metafora di una nuova vita, una vita in cui si mischiano tanti elementi, in una narrazione dai tratti agrodolci, con un certo dramma di fondo ma anche una forte ironia nera tra le righe, con sequenze estremamente surreali e un continuo vagabondare alla ricerca di un'identità, con anche le reminiscenze del passato, ovvero i gangster alla ricerca del fantino che vogliono farlo fuori per l'ennesima gara persa, che ogni tanto bussano alla porta, Ortega fa un grande calderone, buttando in mezzo un po' di tutto, da una certa fluidità sessuale, alla rivalsa professionale, un grande calderone che personalmente non mi ha generato particolari emozioni, facendo venire fuori alla fine un film che sembra intricarsi troppo, lasciando spazio più ad una trama macchinosa e di difficile interpretazione, che alle emozioni.

Operazione ambiziosa che non ho apprezzato per puro gusto personale, nonostante gli evidenti pregi.