Capolavoro di von Trier, uno dei miei film preferiti e per quanto mi riguarda il suo migliore, "Dogville" è un crudelissimo spaccato sulla società americana, un film amaro, crudo, spietato che denuncia in maniera diretta e senza mezzo pelo sulla lingua l'ipocrisia dell'uomo, tramite la storia di Grace, donna arrivata a Dogville, paese di una ventina di anime nel bel mezzo del nulla, per nascondersi dai gangster che le danno la caccia e dalle forze dell'ordine che la accusano, von Trier mostra tutta la cattiveria umana che si cela dietro un velo di convenzioni e buone maniere, nella sua durata corposa il film è abilissimo nel descrivere accuratamente ogni carattere, ognuno a modo suo con i suoi problemi, dall'uomo ceco che non vuole che la gente si renda conto della sua condizione, al dottore in pensione ipocondriaco, fino allo stesso Tom, giovane pensatore che tiene delle riunioni per educare moralmente la gente del posto, ponendo dilemmi e portandoli a pensare per fargli intraprendere una direzione etica.
L'arrivo di Grace sarà una piccola scintilla che scatenerà svariate reazioni che col tempo mostreranno tutto il marcio dell'animo umano, nel suo stato di fuggiasca Grace è un po' messa spalle al muro e si rivela una persona particolarmente accondiscendente con le richieste della popolazione per darle rifugio, se in primo luogo queste richieste sono compatibili con uno stile di vita dignitoso, e soprattutto col suo cuore d'oro - uso questo termine non casualmente dato che si tratterebbe del terzo capitolo di una trilogia, almeno tematica, con come protagoniste queste donne dal cuore d'oro - col passare del tempo e qualche piccola variazione delle condizioni - i vari manifesti che la polizia appende che peggiorano lo stato di fuggiasca di Grace - viene a galla una componente estremamente egoistica e malsana degli abitanti del posto, la marcata ipocrisia delle persone si manifesta in tutta la sua natura più cinica, per entrare nel dettaglio, von Trier mostra come l'uomo, avendone l'occasione, possa tirare fuori il peggio di sé, mostrando un lato incompatibile con l'immagine pubblica, è così che Chuck, padre di diversi figli, sfrutta a pieno l'occasione della donna che deve restare nascosta alle forze dell'ordine per abusarne sessualmente, innescando un loop di cattiverie che si ripercuoteranno sulla stessa e sui rapporti con la comunità, a partire dalla stessa moglie di Chuck che incapace di accettare il gesto del marito riversa la colpa su Grace, lo stesso accade con l'episodio di Bill, l'uomo che lavora nel settore dei trasporti, che si approfitta cinicamente di Grace nel momento in cui è più indifesa e impossibilitata a denunciare il fatto, arrivando allo stesso Tom, figura fino a quel momento più positiva, se vogliamo, del paese, che paleserà la sua ipocrisia con gesti meschini e ignavi, senza riuscire a prendere posizione per le pressioni esterne fatte dal resto delle persone del posto, e qui ci ricolleghiamo ad un altro dei grandi significati della pellicola, von Trier fa anche un breve trattato sulla cattiveria, trattandola tramite un punto di vista interessante, il soddisfacente finale non è solo una vendetta fine a se stessa, è la dimostrazione che la cattiveria emerge in seguito all'esposizione ad un contesto che la genera, le numerose malefatte nei confronti di Grace le faranno covare un certo rancore che appena le sarà possibile, ovvero appena si ritroverà con i mezzi necessari, farà esplodere una vendetta violenta, ed è perfetta la sceneggiatura nel contestualizzare il tutto con lo splendido dialogo tra padre e figlia, nel quale il padre fa un discorso molto profondo riguardante la sua arroganza nel sentirsi superiore a tutti in quanto concede costantemente il perdono, ed ha perfettamente ragione, perché Grace non è superiore a tutti, una volta subiti gli effetti del contesto estremamente ostile anche un'anima apparentemente pura come la sua sentirà l'istinto di vendetta bussare alla porta, è un modo del regista per dire che nessuno, per quanto buono, intelligente e per quanto possa sentirsi superiore a livello etico e morale, è immune da questi istinti cinici e vendicativi, il male risiede in tutti noi, sia in chi lo sa nascondere molto male, tipo gli abitanti del villaggio, sia in chi lo sa nascondere molto bene, tipo Grace.
Stilisticamente straordinario, tutto ambientato in uno studio in cui gli ambienti della cittadina vengono disegnati col gesso, un simbolismo che si può portare tante interpretazioni, dal voler rendere anonimo l'aspetto del paese, in modo da comunicare allo spettatore che la vicenda ambientata a Dogville potrebbe accadere in qualsiasi altro posto, rendendola universale, sia nel suo metaforizzare gli orrori che si vedono chiaramente attraverso quei muri trasparenti che però vengono ignorati da una popolazione ipocrita, meschina e codarda.
Meraviglioso registicamente, con la camera di von Trier che viaggia a contatto molto stretto coi personaggi, regalando un sacco di primi piani un po' mossi a seguire i soggetti, dando al film uno stampo tipicamente teatrale, con una bellissima fotografia dalle tonalità calde che crea una bicromia col nero prevalente della scenografia, il regista danese dona delle immagini splendide, basti vedere la scena di Grace nascosta nel camioncino delle mele, col telo in semitrasparenza, inquadratura fantastica, che si svolge tutta su un piano. Peculiare è la scelta di un narratore esterno che spiega dettagliatamente i fatti, in modo da non lasciare il minimo dubbio sulla natura degli eventi.
E poi ci sono le interpretazioni, magnifiche, di un cast con nomi enormi, la Kidman ai suoi apici, col suo personaggio estremamente buono che assume quasi un ruolo cristologico per buona parte della durata, come se dovesse assorbire tutti i peccati del resto del paese, gli occhi perennemente lucidi e una disperazione mai sopra le righe, carica di credibilità, salvo poi avere una repentina trasformazione nelle ultimissime battute in cui stravolge totalmente la natura del personaggio, ma è bravissimo anche Paul Bettany, nel suo essere paracul0, ipocrita e meschino, ma si potrebbe dire di tutta la popolazione che si cala perfettamente nella parte, con una puntina di macchiettismo, il quanto basta per non guastare l'opera e imporre una certa satira tra le righe riguardo questi personaggi, così come il ruolo ieratico di James Caan, un inusuale gangster particolarmente saggio.