Mauro@Lanari 5 / 10 02/07/2025 21:10:13 » Rispondi Per la promozione di libro e film, Avati ha rilasciato un paio d'interviste al Corsera e una terza più riassuntiva al Messaggero. A Cazzullo ha raccontato d'un "Palinsesto per un rosario dei miei morti": "Sul computer ho una lista di 250 nomi di persone care che mi hanno lasciato: la sera li leggo tutti, li evoco, e li sento venire per aiutarmi a superare le mie angosce. Ora ho aggiunto Burt Young e Sergio Staino. Ho suggerito lo stesso metodo a Francesca Fagnani - sono amico suo e di Enrico Mentana -, e la sera dopo mi ha chiamato: 'Lo sai Pupi che funziona?'" (https://web.archive.org/web/20231029064736/https://www.corriere.it/cronache/23_ottobre_29/pupi-avati-intervista-08a8af54-75cc-11ee-a16a-b8665192755e.shtml). Poi con Polito ha aggiunto che di fianco al letto ha pure "la via degli Angeli", "una parete e mezza - ricoperta delle fotine di un paio di centinaia di 'cari defunti', proprio come in un cimitero: una specie di 'Spoon River' di tutte le persone scomparse che lui ha amato o che ha sentito vicine. «La notte aspetto che mi vengano a trovare, e comunico con loro»." (https://web.archive.org/web/20241116113057/https://www.corriere.it/sette/24_novembre_16/pupi-avati-intervista-0e51d0f5-b078-490c-9553-40a9f917bxlk.shtml). Parla d'entrambi qui: https://web.archive.org/web/20250312110410/https://www.ilmessaggero.it/spettacoli/cinema/2025_03_05_l_interrogazione_pupi_avati-8698109.html. E svela che la mestizia di cui è intrisa "Una gita scolastica" ('83) aveva già la medesima origine. Da Nik Novecento a Tiziana Pini, dall'Hitch B/N di "Psyc[h]o" all'autobiografico, da Kafka a "M" di Lang e Cronenberg, Avati prov'a spiegare questo film d'un democristiano "cattolico junghiano" (?) ch'andò a casa di Pasolini in via Eufrate 9 all'Eur per farsi spiegare come mai lo script di "Salò" non gli fosse piaciuto. "Concilia gotico e romantico, generi coi quali ci siamo abituati a definire il cinema di Tim Burton" (Paola Dei), o l'"American Gothic" di Grant Wood (Mariarosa Mancuso), o il suo "gotico padano", il demoniaco lirismo greco d'Archiloco e Bacchilide e il Dante sadiano e sadico. Apprezzato da chi lo giudica la summa dei 43 capitoli della sua opera cinematografica, m'associo a quanti hanno criticato il susseguirsi d'"incongruenze narrative e coincidenze assurde e bislacche, come se al regista non importasse più di tanto la solidità logica del racconto e, d'altra parte, come s'evitasse anche di sfruttare il precario equilibrio mentale del protagonista per farci dubitare di ciò che vediamo e udiamo" (Roberto Chiesi). Però a mancare non è solo "la coesione strutturale d'una sceneggiatura che risulta piuttosto sfilacciata e sbrigativa" (Giorgio Amadori): nel 2024/5 ralenti, zoomate, certe inquadrature e stile di montaggio sono da fiction Raiset.
Mauro@Lanari 02/07/2025 23:44:02 » Rispondi ...da Kafka a "M" di Lang e a Cronenberg...