Intanto, devo ammettere è stata una bella trovata di marketing quella di riproporre questo film 28 giorni prima l'uscita di "28 anni dopo", bella giocata, venendo al film in sé, è uno dei pochi che mi piace di Danny Boyle, regista che per quanto mi riguarda, oltre questo e Trainspotting, non ha fatto nulla di buono, o quasi, "28 days later" è un discreto zombie movie, che viene elevato da questo suo stile grezzo, quasi casareccio, sporco, che dona alla pellicola un certo fascino indipendente, funzionando anche semanticamente dato che il mondo rappresentato nel film è rimasto senza luce, acqua, come tornato indietro nel tempo, così queste telecamere obsolete rappresentano bene il punto di vista di quello che stanno vivendo i personaggi, la desolazione, l'abbandono e il degrado delle città britanniche, ora in mano a questi infetti, ma è interessante anche come viene manipolato il mito degli zombie, qui estremamente dinamici e aggressivi, non c'è più lo zombie catatonico che a malapena si regge in piedi e per farti beccare devi proprio finire in un'orda numerosa, qui basta uno di questi infetti con la c4zzimma e fai una brutta fine, aggressivi, spietati, esattamente come il virus che muta una persona nel giro di dieci secondi e lo rende assetato di sangue, una visione moderna dello zombie non nuovissima ma particolarmente influente anche su opere successive - mi viene in mente "World war Z" -
Poi narrativamente comunque ha tante cose buone, la prima parte è un po' più convenzionale e ricalca gli archetipi del genere, la città desolata in cui ogni servizio ha cessato di esistere, l'incontro con alcuni dei pochi sopravvissuti ancora non infetti, il loro barricarsi in casa e le varie strategie per evitare gli infetti, fino al viaggio che li porterà in questo punto dove vi sono i militari che hanno costruito una sorta di fortino anti infetti, quasi del tutto indipendente, ecco questa parte invece introduce qualche elemento più interessante, con la caratterizzazione di questi militari, inizialmente visti come un'ancora di salvezza che in realtà si riveleranno degli esseri ancora peggiori degli zombie, provando a commettere violenze sessuali sulle due donne, ma ribaltamenti narrativi a parte, il film tramite questo pretesto mostra la regressione dell'uomo ad uno stato selvaggio, la disperazione data dal contesto in cui non vige più la legge e la moralità - con anche i lati positivi, come può essere la bella scena al supermercato dove si fanno una spesa enorme senza pagare nulla - lo portano ad diventare un selvaggio senza più la barriera etica, che mostra tutto il suo animo più istintivo, trasportando i personaggi in un incubo in cui non devono soltanto temere gli infetti, quanto anche i sani.
Boyle fa un ottimo lavoro, regalando belle sequenze, anche con un buon tasso di tensione, basti vedere i momenti sulle battute finali nel castello, una volta liberato l'infetto tenuto incatenato dai militari, o la scena nel tunnel quando devono sostituire la ruota, da cuore in gola, con i topi a presagire e le sagome degli infetti che si vedono arrivare, non tralasciando anche una componente drammatica non scontata in questo genere di film, dove di solito i personaggi sono poco più che carne da macello, basti vedere il toccante ritrovamento dei genitori del protagonista, ma anche la morte del padre della ragazza, che lascia un certo amaro in bocca per quanto è ingenua e sfortunata.