Bella commedia sofisticata di Edwards che poi ha dato vita a un panico di sequel, remake, serie animate, videogiochi, di tutto, ma a parte questo, "The pink panther" è un ottimo esempio della comicità garbata del regista e dello stile pop di quegli anni, una commedia degli equivoci spigliatissima, con degli attori in stato di grazia, un Sellers straordinario nei panni dell'ispettore Clouseau, ruolo iconico, in tutta la sua goffagine, uno degli ispettori più tonti del cinema, una concezione totalmente ribaltata vista la perspicacia praticamente assente, così come lo stesso Niven nei panni del fantasma, ladro raffinatissimo, archetipo che verrà ripreso in numerosissime opere in futuro, dai modi eleganti e garbati, tipico dandy inglese dall'estrema classe, capace di sedurre una principessa pur di arrivare a mettere le mani sul diamante più prezioso del mondo, appunto the pink panther, una Claudia Cardinale dalla bellezza esotica che regala splendide scene di complicità con Niven, insomma, nessuno sbaglia mezzo colpo, Edwards compreso e regala una splendida pellicola che mischia il caper movie alla commedia.
E si parte subito alla grande con quegli splendidi titoli di testa animati con l'iconica pantera, che litiga con le scritte, uno stile pop che anticipa la giocosità e un certo mood cartoonesco del film stesso, poi Edwards sale in cattedra e dirige molto bene tante belle sequenze che valorizzano una sceneggiatura in realtà molto semplice come intreccio ma che viene arzigogolata benissimo da dei dialoghi acutissimi, regalando sequenze una più bella dell'altra, mi viene in mente la lunga scena in cui la moglie di Clouseau si trova i due amanti in camera con l'ispettore che viene chiamato da una falsa telefonata di uno dei due, ma casualmente scopre era falsa, allora torna in camera mentre ci sono ancora i due che si nascondono nei posti più disparati, sotto il letto, dietro le tende, negli armadi, un gioco registico che valorizza tanto la scena sia sotto il punto di vista della suspense, con i personaggi che rischiano continuamente di essere scoperti, che sotto il punto di vista della comicità, con ottime trovate, dal giovane che ruota nella cabina del bagno, a Niven che si trova continuamente intrappolato in qualche limbo, tra porte, balconi innevati e via dicendo, il tutto con un tempismo eccezionale e personaggi che si intromettono a rovinare sempre tutto.
O ancora, la splendida scena della festa in maschera a casa della principessa, con una serie di momenti altissimi, uno dietro l'altro, dall'equivoco dell'ambasciatore col costume da gorilla alla scena dei fuochi d'artificio scambiati per candele da Clouseau, fino al momento in cui i due gorilla scassinano la cassaforte, vedendosi a vicenda e copiando le stesse mosse, probabile citazione ai fratelli Marx in quella celebre scena di "Duck Soup".
Il finale ironico è la ciliegina sulla torta di un'opera divertente e garbata, in cui il livello delle gag rimane sempre costante, senza mai strafare, facendo spesso ridere a denti stretti lo spettatore, ma ha anche tanti meriti tecnici, dalla fotografia vivida che immerge molto bene nel contesto pop del periodo all'iconica colonna sonora che si ripete spesso e volentieri come un leitmotiv, "The pink panther" è un'icona degli anni sessanta e del suo stile, che seppur già ben rodato dallo stesso Edwards ed altri registi del periodo - mi viene in mente Donen - è riuscito ad essere influente ed iconico, una piccola perla.