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TRE PASSI NEL DELIRIO regia di Federico Fellini, Louis Malle, Roger Vadim

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stratoZ     6½ / 10  06/08/2025 14:47:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Operazione interessante quella di realizzare questo film ad episodi con tre registi noti del tempo, trasponendo tre racconti del grande Edgar Allan Poe in altrettante lingue, rispettando molto bene le atmosfere dello scrittore, un po' gotiche, un po' surreali, spesso contaminate da una componente psicologica che sfocia nella psicosi e in un particolare distorcimento della realtà, o comunque una visione soggettiva, elementi che i tre autori - specialmente Fellini, ovviamente - riuscivano a maneggiare per benino.

Il primo episodio, diretto da Vadim, ricorda molto il cinema gotico del periodo, con questa bella ambientazione, in un epoca non del tutto specificata - nella premessa viene detto che l'orrore, non ha una reale collocazione temporale, è sempre stato presente nella storia dell'uomo, quindi l'anno non viene specificato - tra i lussuosi castelli europei dove si seguono le avventure sessuali di una nobildonna, la contessa Frederica de Metzengerstein, che ora chiamerà la Fede per comodità, interpretata da una Jane Fonda da far girare la testa, costantemente scosciata, al quale fascino nessuno riesce a resistere, che però, verrà ad un certo punto rifiutata da un cugino verso il quale proverà un sentimento di vendetta talmente forte da farla uscire fuori di testa e provocare un'ira dalle conseguenze tragiche, è un episodio che presenta quella tipica dicotomia del gotico tra la tensione sessuale e il sentore di morte, molto nei ranghi del genere, con una componente nevrotica non indifferente, causata dalla lunaticità estrema della protagonista ed un ego spropositato che la rende totalmente fuori controllo dopo essere stata rifiutata, con un finale di stampo fatalista.

Il secondo episodio, diretto da Louis Malle, è una sorta di thriller paranormale, in cui domina la tematica del doppio, un giovane uomo, rispettato ufficiale austriaco, interpretato da Alain Delon, si scontra sempre con una sua copia ogni volta che sta per compiere una cattiva azione, diciamo che qui la metafora è abbastanza chiara, la copia dovrebbe essere la sua coscienza, o se vogliamo la sua parte buona, che emerge assieme al senso di colpa prima o durante ogni malefatta dell'uomo, al punto da ossessionarlo, anche in questo episodio la componente psicologica è messa al centro dell'attenzione, in uno sfiancante duello tra le due versioni di questo personaggi che arrivano ad un climax in un duello fisico, nel quale viene metaforizzata la vittoria del male nell'animo umano.

Il terzo episodio, quello diretto da Fellini, riprende a suo modo la tematica metacinematografica tanto cara al regista, con la storia di questo divo americano ingaggiato da una produzione italiana per girare un western "cattolico", è un episodio che sberleffa le tipiche convenzioni dell'ambiente, basti vedere le dissacranti interviste all'attore, con le solite domande scontate della stampa che tuttavia ricevono risposte inaspettate, totalmente fuori dagli schemi, agli antipodi delle tipiche dichiarazioni del caso, col passare del minutaggio si nota un protagonista sempre più stremato dai vari impegni dell'ambiente, che lo porta ad una sorta di follia che scatenerà la folle corsa finale, vi è anche spazio per l'omaggio ad un maestro come Bava, con la visione della bambina con la palla, citazione molto evidente di "Operazione paura", con un ottimo Terence Stamp, nella parte del celeberrimo Toby Dammit, sempre più esausto.

Discreto film ad episodi, con una simpatica colonna sonora, col suo motivetto un po' inquietante, un po' ironico, non male.