Ennesimo grandissimo film di Fellini, che qui possiamo considerare verso il tramonto della sua carriera, intraprendendo uno stile che unisce al suo solito estro surreale una forte componente crepuscolare, risultando, come molte sue opere, malinconica e fatalista, giocando col classico contrasto tra le scene gioiose, tra balli, feste, qui anche tanta opera lirica ad allietare il soggiorno su questa nave, e quel velo di malinconia, qui da contestualizzare alla rappresentazione metaforica della fine della bella epoque. periodo che l'autore prende come perfetta rappresentanza di quella gioia ormai passata, arrivata agli sgoccioli, visto che il film è ambientato nel 1914 e che diventa emblema del cambiamento dei tempi.
Già la prima sequenza è un gioiellino, che potrebbe tranquillamente essere estratta e divenire un'opera a se, fondamentalmente è un omaggio al cinema ed alla sua storia, con l'inaugurazione di questo viaggio inizialmente rappresentato nello stile del muto, con anche le didascalie, e che poi segue l'evoluzione del cinema, passando progressivamente al sonoro ed al colore fino ai giorni attuali, la trama riguarda questo viaggio in onore di un'importante soprano del periodo venuta a mancare da poco, una sorta di funerale omaggio nel quale i partecipanti devono esaudire l'ultimo desiderio della donna, quello di spargere le ceneri nel mare, vicino un'isoletta greca, da qui inizia il viaggio che tramite questo narratore, anch'esso passeggero della nave, che si rivolge anche direttamente allo spettatore rompendo costantemente la quarta parete, ci introduce i vari e bizzarri personaggi all'interno della nave, con la tipica sarabanda felliniana di caratteri estrosi e peculiari, col film che prende presto una narrazione surreale e metaforica colma di scene particolarmente emblematiche, inserendo anche un grande omaggio all'opera, al quale l'autore si era avvicinato particolarmente negli ultimi anni, con diversi siparietti e spettacolini offerti da questi conoscenti della defunta, mi viene in mente la bella scena in cui alcuni cantanti lirici scendono nella sala motore per allietare il lavoro dei macchinisti, impegnati a spalare costantemente carbone per la nave, un piccolo momento di svago tramite l'arte, nella prima parte principalmente, Fellini propone anche una ricostruzione della vita della defunta, tramite i racconti e qualche filmato di repertorio dei passeggeri che la conoscevano, e fondamentalmente questo elemento ricalca il mood dolceamaro del film, le scene di convivialità a loro modo gioiose, nascono dal triste contesto della morte di una persona cara ai passeggeri, tuttavia la stessa morte non prende una valenza del tutto negativa, quanto sembra la presa di consapevolezza nei confronti della vita vissuta.
L'elemento amaro probabilmente emerge ancora di più nella seconda parte di film, in cui viene introdotto l'elemento della guerra, visto che proprio durante il viaggio scoppia la Prima Guerra Mondiale e la nave viene adibita per accogliere dei rifugiati serbi, questo elemento diventa presto il modo per mostrare alla borghesia, o comunque al ceto alto, prima d'allora nemmeno minimamente intaccato dagli eventi esterni, il triste cambiamento dei tempi e l'arrivo di un periodo nefasto, creando anche una certa empatia nei confronti dei rifugiati che causano reazioni eterogenee nei passeggeri della nave, salvo poi esplodere in una splendida sequenza, quel ballo finale al chiaro di luna, che sembra l'ultimo valzer colmo di gioia prima del cupo finale.
Uno splendido Fellini, ancor più crepuscolare del solito, amaro e disilluso, col suo solito linguaggio simbolico che funziona divinamente - il rinoceronte, grosso pachiderma che versa in uno stato di salute pessimo, quasi moribondo, potrebbe essere la metafora dell ingrassato ceto benestante all'alba della guerra -