Uno dei classici della commedia romantica per eccellenza, il definitivo exploit di Edwards tra i più grandi registi di commedie americani, che inaugura un decennio che si rivelerà di altissimo livello, "Breakfast at Tiffany" è un'opera in realtà parecchio introspettiva, che basa la sua forza sul personaggio della protagonista, una splendida Audrey Hepburn in uno dei suoi ruoli più celebri che dipinge questa donna sognatrice, che aspira ad una scalata sociale, ma che allo stesso tempo propone numerose debolezze che diventano uno spunto di riflessione per l'amore nella contemporaneità, Holly è una donna che punta a sposare un uomo ricchissimo, con un matrimonio alle spalle, da cui è fuggita per la sua voglia di evasione, visto che prima abitava in un ranch con il marito e due figli adottivi in una vita troppo tranquilla per le sue aspirazioni, si trasferisce nella caotica New York alla ricerca di nuove esperienze e di vivere una mondanità tanto idealizzata dalla frenetica vita moderna, ma che mostra tutti i suoi limiti una volta vissuta.
Col suo fascino Holly riesce spesso ad ottenere quello che vuole, tra appuntamenti galanti e facoltosi uomini che le corrono dietro, risultando comunque insoddisfatta, l'incontro col nuovo vicino, il più umile Paul, che a sua volta è mantenuto da una facoltosa amante, farà scattare tra i due una particolare complicità, che segue gli schemi più tipici di questo tipo di commedie, un inizio a modo suo balordo, con l'uomo che la sveglia nel bel mezzo della notte, un proseguimento di ideale complicità che alterna tanti alti e bassi, se Paul sembra progressivamente innamorarsi di Holly, quest'ultima affronta un percorso più frastagliato, da questo lato la sceneggiatura sembra sottolineare la differenza di attitudine tra uomo e donna, il primo affronta un percorso lineare e costante, la seconda è soggetta a continui sbalzi di umore, influenze dettate da una società che già al tempo ostentava una perfezione irraggiungibile, la divertente comicità della primissima parte, tra il vicino di casa orientale di Holly, costantemente svegliato dalla mondanità della donna, la lunga scena del party con alcuni uomini tra i più ricchi d'America lascia pian piano spazio ad una componente drammatica che diventa il cardine della seconda parte, complice anche l'entrata in scena dell'ex marito di Holly che getta un chiaro background sul personaggio e quel tira e molla nelle sequenze finali in cui il blocco psicologico della protagonista diventa fin troppo visibile, arrivando ad un finale liberatorio che, un po' fantasiosamente, sembra abbattere definitivamente quel muro che la protagonista si era eretta attorno, facendo entrare finalmente il sentimento - e per fortuna hanno recuperato il gattino, tenevo molto di più a lui che alla storia d'amore, by the way -
Acuto, spigliato, divertente ed introspettivo, con diverse scene di altissimo livello, oltre quelle già citate, le sequenze di puro svago tra i due che fanno un giro la mattina in giro per New York, hanno tutta una loro poetica complicità, e fungono anche come primo elemento di evasione da parte di Holly, così come è molto divertente la vicenda riguardante il vecchietto che Holly va a trovare in carcere, qualche piccolo difettuccio vi è nel personaggio di Paul, che in alcuni punti mostra tutta l'età della pellicola, con qualche frase che ad oggi può far storcere il naso - sul finale, quando dice ad Holly che la possiede in quanto la ama - ma in ogni caso sono dettagli secondari, oscurati da un significato principale ben più attuale e condivisibile.