AleWiseGuy 5½ / 10 03/10/2025 12:52:20 » Rispondi Le scorribande etiliche di due folletti che vagabondano per il Veneto diventano rito di iniziazione grazie all'incontro con il buon Giulio, pacato laureando in architettura che imparerà da loro l'arte di vivere l'istante e la libertà dai condizionamenti.
Ma le zingarate di monicelliana memoria e i bar che sembrano usciti da un film di Kaurismaki non bastano a consolidare quello che poteva essere un ottimo spunto creativo. I momenti di stanca si susseguono, il ritmo arranca e alcune imperfezioni nel missaggio del sonoro innervosiscono pure un po'.
La scelta registica di esagerare con le musiche di sottofondo anche durante i dialoghi è piuttosto fastidiosa, soprattutto se si opta per scarne litanie voce-chitarra dall'andamento vagamente psichedelico, il cui cantato dal tono beone e addolorato non fa che rendere le scene più deprimenti anzichè arricchirle.
I protagonisti però rendono benissimo la parte: i primi piani su Capovilla e il compare "Carlobianchi-CharlieWhite" che filosofeggiano sul senso della vita sono forse la cosa che funziona meglio, insieme a qualche trovata comico-surreale piuttosto spassosa. Mentre i tentativi di fare un apologo socio-ambientalista sulla spersonalizzazione della provincia veneta, devastata dal cemento e dall'abbandono, rimangono in superficie.
Il "tesoretto" mitizzato dai due protagonisti sembra simboleggi più che altro la voglia di emanciparsi da un vissuto che rimane cupo e grigio, nonostante lo si tenti di ravvivare con ripetuti lampi alcolici. Ma l'importante è continuare a scavare, anche quando si è capito che quello che si cerca non può più essere lì.