AleWiseGuy 3 / 10 10/10/2025 12:21:03 » Rispondi Considero l'horror un genere per menti disturbate, o al massimo rivolto a personalità irrisolte che ritengono la violenza e il disgusto qualcosa di accettabile e divertente. Da adolescente amavo i vari Nightmare, Halloween e Venerdì 13, che avevano comunque una loro funzione nell'esorcizzare le paure di chi si affaccia all'età adulta. Ma poi si cresce e un certo tipo di intrattenimento viene spontaneamente abbandonato, a meno che non ci si ritrovi vittime di una qualche turba interiore persistente.
Qui la regista si esprime inizialmente con uno stile accattivante e postmoderno, le influenze dei vari Refn, Lynch e Cronenberg sono palesi, e il tutto funziona nonostante qualche calo di ritmo. Poi si vira verso un finale delirante che ha l'unico scopo di provocare indegnamente lo spettatore.
In un'apoteosi di macelleria, violenza e sangue, si tenta di veicolare un qualche messaggio riguardante l'ossessione contemporanea per la bellezza e la giovinezza del corpo. Si condisce poi il tutto con un puerile neo-femminismo, esprimendolo semplicemente col dipingere ogni personaggio maschile come un mentecatto monodimensionale. Possiamo anche capire che si sia scelto di far primeggiare il linguaggio del grottesco, ma il risultato è un po' troppo basico per affrontare temi vagamente più complessi.
Un plauso alle bravissime Moore e Qualley, che si donano generosamente alla causa (persa) anche con coraggiosi nudi integrali. Soprattutto la prima è protagonista dell'unica scena a mio parere degna di un qualche apprezzamento, quando la consapevolezza di non riuscire più a mostrare il proprio volto le fa rinunciare all'appuntamento con il vecchio amico, in un drammatico ciclo di cancellamento-ricostruzione del make-up che sfocia nella resa.
La domanda rimane: è possibile realizzare un film così tanto popolare, apprezzato da pubblico e critica, nonchè premiato ai festival (!), utilizzando energie vibrazionali oscure e disturbanti basate sulla mostruosità estrema? Oggi evidentemente sì, e allora non si può far altro che arrendersi all'evidenza, sventolando sul ponte bandiera bianca come cantava già 40 anni fa un insofferente Battiato: "in quest'epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell'orrore".