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LORD OF WAR regia di Andrew Niccol

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stratoZ     7½ / 10  10/10/2025 15:52:04 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Niente male questo film di Niccol, che parla di questo trafficante di armi interpretato da Nicolas Cage, è un film dai toni caustici, una forte denuncia nei confronti del mercato della guerra, dell'avidità di uomini senza scrupoli che diventano complici in massacri di innocenti in nome del dio denaro, "Lord of war" ha una struttura che può ricordare i gangster movie, sembrerà un paragone forzato, ma in tanti frangenti mi ha ricordato "Scarface", dall'umile inizio di un personaggio immigrato negli Stati Uniti, ai primi piccoli affari, arrivando al controverso rapporto col collega, il grande trafficante di armi che lo rifiuta inizialmente perché lo ritiene un dilettante, all'ascesa fino a diventare uno dei trafficanti più importanti, ma tra la povertà iniziale ed il lusso della seconda parte ci sono delle motivazioni dettate da un ego incontenibile, da una coscienza che tende a nascondere ogni singolo rimorso sotto il tappeto, dall'aspirazione ad una vita perfetta, con i migliori confort, con una bellissima donna da sempre bramata, con l'amicizia di pezzi grossi, la regia estremamente dinamica ed il montaggio serrato trasportano lo spettatore in questi loschi intrecci in cui il protagonista mostra tutta la sua abilità mediatica e furbizia nello sfuggire tramite cavilli agli agenti dell'interpool sempre sulle sue tracce, da qui il personaggio di Hawke, unico nella pellicola che risulta incorruttibile, in mezzo ad un mondo che ormai ha perso qualsiasi valore ed obbedisce senza battere ciglio alle svariate tangenti del trafficante, ed ho apprezzato questo contesto antietico, nel quale gli affari contano più delle vite umane, nel quale i governi guardano più al tornaconto personale che alle necessità, nel quale un personaggio come quello del protagonista trova un terreno fertile senza particolari opposizioni.

Ed ho apprezzato tanto anche la seconda parte, quella che convenzionalmente dovrebbe essere la caduta, cosa che effettivamente avviene, almeno a livello familiare e nei rapporti, ma si permette di mettere una riserva sul piano legale, col protagonista, praticamente inchiodato dall'agente che gli ha dato la caccia per tutto il film, a cui tuttavia non viene fatto nulla, perché parte di un sistema sanguinoso di cui è un ingranaggio fondamentale, lo splendido quanto spietato monologo di Cage nel suo ultimo confronto con Hawke è un impietoso specchio dei giorni nostri che lascia lo spettatore in uno stato di totale sconforto, così come lo sono le varie riflessioni sul male, forza ineluttabile che non dipende dal singolo, come ripetuto più volte dal protagonista, puoi anche smettere di spacciare armi, venire arrestato, essere ucciso, tanto quel lavoro se non lo fai tu lo farà qualcun altro, un discorso col quale si pulisce vilmente la coscienza ma che non va tanto lontano dalla cinica realtà rappresentata.

Stilisticamente postmoderno fino al midollo, è un dramma sopra le righe nel quale vi è un'amara ironia che pervade le più estreme situazioni, dalla narrazione quasi iperbolica, si fa perdonare qualche forzatura di troppo - effettivamente, il deposito delle armi con quel lucchettino piccolo e la data di nascita del figlio come combinazione è abbastanza poco credibile, è l'equivalente della scena dove Tony Montana entra armato nella villa del suo ex boss senza incontrare nessun uomo della sicurezza - a favore di una crudeltà istrionica che tra un virtuosismo e l'altro lascia lo spettatore amareggiato.

Ottimo lavoro.