caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

LE CITTA' DI PIANURA regia di Francesco Sossai

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento williamdollace     8½ / 10  12/10/2025 09:50:37 » Rispondi
Come un Aki Kaurismaki trapiantanto nel Triveneto, una toponomastica veneta, in cui passano le giornate Doriano e Claudiobianchi, losers per eccellenza, dai matrimoni spaccati a metà e i cani assegnati alle scorribande alcoliche fino ai letti dell'adolescenza con gli stessi quadrettati colori, odori, giudizi genitoriali e loro concessioni alla tenerezza, incontreranno Giulio, per un battesimo della vita, ne condivideranno i giorni, le paure, le passioni, bellissima la gravità della tomba Brion di Carlo Scarpa e la pianura veneta all'orizzonte, piegato alle circostanze eppure bucato dai tondi disegnati nel cemento vuoti che vogliono così disperatamente la libertà. È la megalopoli padana e i suoi attori, ne più ne meno, imbastita in concreto, in una ricerca dell'ultimo bar aperto per bersi l'ultima e l'ultimissima, che faccia notte e poi mattina, il sesto giorno, dio si riposò, e loro con lui, eternamente ciclico, arreso eppur vivo fino al midollo, nella rovigo che non esiste e nella eldorado di venezia, ci sono tutti i topoi veneti, in questo gioiello di urbanistica umana troppo umana così grezzo e così reale, fino alle "fondamenta degli incurabili", fino a quando c'è benzina e un bar aperto per rincorrere i treni, per urlare a squarciagola, per sboccare ma senza vomitare mai l'anima, così attaccata alle ossa da prosciugare le ore, così uguali a se stesse, eppure così incredibili.