caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

FAMILIA regia di Francesco Costabile

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
AleWiseGuy     7½ / 10  12/10/2025 11:25:06 » Rispondi
Mai titolo fu più azzeccato di "familia" per descrivere con precisione la violenza domestica: di là dai moralismi e dalle convenzioni sociali, chi ha un minimo di capacità di discernimento si accorge che la famiglia è veramente l'inferno, anche quando è sana. Un agglomerato di meccaniche proiettive, sensi del debito, sensi di colpa, identificazioni col ruolo eterno di figli; tutti elementi che nascostamente impediscono all'individuo di emanciparsi come adulto consapevole.

Queste dinamiche vengono enfatizzate all'ennesima potenza quando all'interno del nucleo famigliare si insinua una concezione malata del possesso e della sopraffazione, originando la violenza in tutte le sue espressioni: fisica, psicologica, energetica.

La regia qui rende molto bene le atmosfere di sospensione, tensione e angoscia tipiche di questa genesi. Tramite un azzeccato commento sonoro ed un ottimo utilizzo della luce e del montaggio, viene dato spazio a un'interpretazione intensa della Ronchi, ma colpisce soprattutto Francesco Di Leva che dipinge un padre violento ricco di sfumature, capace di circuire e concupire i famigliari in ogni modo, letteralmente "posseduto" dal male che non riesce a fermare…


Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

Molto veritiera anche l'esposizione di quanto il legame vittima-carnefice sia a volte così intenso da legarsi fino all'inversione: la moglie non solo accetta il ritorno in casa del marito violento, ma quasi lo giustifica favorendone l'indole mortifera di sopraffazione. Non per niente la storia è ispirata a fatti di cronaca, che spesso si ripetono proprio con questo andamento.

Il film a mio parere avrebbe meritato anche un punto in più, se non fosse per l'ormai insopportabile consuetudine dei film italiani contemporanei di dare un senso di impegno e profondità facendo parlare i personaggi sottovoce...spesso poi con un fastidioso farfugliare denso di inflessioni dialettali romane, che impediscono anche allo spettatore più accorto e di buon'udito di comprendere cosa si stiano dicendo i personaggi. Consigliamo ai bravi registi nostrani di chiedere consulenza a qualche esperto attore teatrale, magari di quelli che dal palco, con la giusta tecnica di intonazione vocale, sono capaci di farsi sentire dal loggione anche recitando a bassa voce...